Gli ambientalisti sui gommoni, nei Paesi Bassi, bloccano l'ingresso nel porto della compagnia petrolifera. Così lanciano la petizione per bandire le pubblicità ingannevoli sull'energia
Oggi, un’ottantina di ambientalisti di Greenpeace, tra cui anche alcuni italiani, hanno bloccato l'accesso alla raffineria della compagnia Shell, nel porto di Rotterdam, nei Paesi Bassi. L’iniziativa si è svolta in concomitanza della nuova petizione per abolire le pubblicità ingannevoli sui combustibili fossili, come proprio da Greenpeace insieme ad altre 20 organizzazioni ambientaliste. Si tratta nello specifico di una proposta legislativa di iniziativa popolare che la Commissione Ue sarà obbligata a considerare se otterrà almeno un milione di firme provenienti da almeno sette Stati membri.
Le Ong accusano l'industria energetica, così come quella automobilistica e aeronautica, di pagare profumatamente gli spazi pubblicitari televisivi per passare messaggi in cui appaiono rispettose dell’ambiente. Dal 2019 ad oggi Greenpeace, spiega Paul Musiol, portavoce della Ong in Europa, ha analizzato oltre 3.000 annunci pubblicitari in cui sono stati trasmessi messaggi ingannevoli. "Quasi i due terzi di queste – specifica Musiol - mentono al pubblico. E lo fanno in due modi: da un lato mostrano che le loro aziende sono più ecologiche di quanto non siano realmente dall’altro, enfatizzano troppo i loro investimenti nelle energie rinnovabili”. C’è poi anche un terzo elemento, aggiunge l’ambientalista, che carica di troppe aspettative nuove tecnologie, “come quella della cattura e stoccaggio del carbonio”, riprende Musiol, che in realtà arrecano danno alla causa del clima, “perché ci vuole troppo tempo prima che una simile tecnologia possa funzionare”.