In Belgio sono circa 300 giovani musulmani che hanno raggiunto il conflitto siriano. Un fenomeno che in Europa conta almeno 2.000 persone di diversi paesi come Francia, Svezia, Danimarca e Regno Unito.
I governi europei non nascondono i propri timori per la sicurezza quando questi presunti combattenti torneranno sul suolo europeo.
Il ministero dell’Interno belga che ha istituito una task force per affrontare il problema, respinge le accuse di inerzia. Negli ultimi anni Bruxelles ha rafforzato i servizi di controllo, anche considerato che il Belgio è il paese europeo da dove vi sono il maggior numero di persone in rotta verso il conflitto siriano.
Alcuni gruppi che agivano nel paese sono stati banditi. È il caso di Sharia4Belgium, formazione il cui leader è finito in prigione con l’accusa di incitamento all’odio e per il reclutamento di giovani belgi musulmani.
Per il sindaco di Anversa, Bart De Wever (N-VA, partito fiammingo di centrodestra), l’estremismo si potrebbe limitare bloccando le prestazioni sociali a coloro che sono partiti in Siria. Ma per i genitori investiti da questo fenomeno,l’isolamento dei propri figli non è una soluzione accettabile. I genitori sono assillati dalla domanda cosa abbia provocato la radicalizzazione dei figli. Ma anche e soprattutto quando torneranno a casa.