Un cucciolo di otto mesi non era in grado di camminare dopo essere stato legato per sei mesi, mentre uno di cinque mesi era "molto malnutrito"
Dieci cuccioli di ghepardo, tenuti in cattività fin dalla nascita e destinati al commercio internazionale di animali selvatici, sono stati salvati in Somaliland, la regione separatista della Somalia che da anni rappresenta un crocevia per il traffico illegale di fauna.
Laurie Marker, fondatrice del Cheetah Conservation Fund (CCF), ha confermato che i cuccioli, sebbene in condizioni critiche, sono ora stabili e sotto cure veterinarie. Molti di loro presentano gravi segni di malnutrizione e traumi fisici dovuti a mesi di prigionia.
Marker ha spiegato che uno degli animali, di otto mesi, non riusciva a camminare dopo essere stato legato per sei mesi, mentre un altro, di cinque mesi, era ridotto a “un sacco di ossa” con ferite diffuse e infestazioni parassitarie.
Gli esperti hanno avvertito che la riabilitazione sarà lunga e delicata, poiché i cuccioli devono essere nutriti con estrema cautela per evitare la sindrome da rialimentazione, un rischio comune nei casi di fame prolungata.
Durante l’operazione del 14 agosto nel distretto settentrionale di Sallahley, le autorità hanno arrestato due persone coinvolte nella detenzione illegale dei ghepardi. Secondo il Ministero dell’Ambiente del Somaliland, i nuovi arrivi si aggiungono a oltre 109 cuccioli già salvati in operazioni simili negli ultimi anni.
Il Somaliland è considerato un importante hub di transito per il commercio illegale di fauna, con centinaia di ghepardi e leopardi sottratti al loro habitat naturale e contrabbandati attraverso il Golfo di Aden verso i Paesi del Golfo, dove cresce la domanda di animali domestici esotici.
“Possiamo immaginare l’angoscia di una madre che viene separata dai suoi piccoli”, ha dichiarato Abdinasir Hussein Said, direttore del Ministero dell’Ambiente, esortando la popolazione a proteggere la fauna selvatica e a denunciare ogni attività sospetta. “Questi animali stanno soffrendo e le loro madri, ancora allo stato selvatico, rischiano lo stress e persino la morte.”
Gli ambientalisti avvertono che il traffico di animali selvatici non solo alimenta la sofferenza individuale degli esemplari catturati, ma mette anche a rischio gli ecosistemi e la sopravvivenza delle specie nel Corno d’Africa, già fragile di fronte a cambiamenti climatici e perdita di habitat.