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Robot e barriere a bolle d'aria: come Venezia e il Portogallo contrastano la plastica negli oceani

In collaborazione conthe European Commission
Robot e barriere a bolle d'aria: come Venezia e il Portogallo contrastano la plastica negli oceani
Diritti d'autore  Euronews
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Di Denis Loctier
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I famosi canali di Venezia stanno affrontando un crescente problema di inquinamento. Una volta che i rifiuti di plastica finiscono nell'acqua, diventano incredibilmente difficili da rimuovere. Perché questa plastica è così pericolosa e cosa si può fare?

Ogni minuto, l'equivalente di un camion di rifiuti di plastica entra nei nostri oceani. Gli scienziati avvertono che entro il 2040 i rifiuti di plastica nei nostri mari potrebbero triplicare, minacciando la vita marina e potenzialmente la nostra stessa salute. Studi recenti hanno rilevato la presenza di microplastiche nel sangue umano, nel latte materno e negli organi vitali, sollevando serie preoccupazioni sugli effetti a lungo termine sulla salute.

Le profondità nascoste del problema della plastica

Il problema è più profondo di quello che vediamo in superficie, letteralmente. Gran parte di questa plastica affonda sul fondale marino, formando chiazze di rifiuti sottomarine nascoste alla vista. In luoghi come i canali e le lagune storiche di Venezia, vecchi pneumatici, reti da pesca e cassette di plastica si accumulano in quantità allarmanti, scomponendosi lentamente in microplastiche dannose.

Ripulire i rifiuti sottomarini non è un compito facile. I sommozzatori professionisti che operano in acque torbide corrono rischi significativi e le loro operazioni sono costose, mentre il dragaggio dei fondali marini - un altro metodo comune - può danneggiare gravemente i fragili ecosistemi marini, spesso causando più danni che benefici.

Un approccio high-tech

È qui che entra in gioco Maelstrom. Questo innovativo progetto europeo ha testato soluzioni più intelligenti alla crescente crisi della plastica.

Euronews ha raggiunto i ricercatori dell'Istituto Italiano di Scienze Marine del CNR-ISMAR, che hanno utilizzato un’avanzata tecnologia sonar per mappare gli hotspot di plastica nel Canal Grande di Venezia.

Queste mappe dettagliate sono un primo passo fondamentale verso la rimozione semi-automatica di detriti di grandi dimensioni dalle acque costiere. Il progetto Maelstrom ha sviluppato un sofisticato robot in grado di operare fino a 20 metri di profondità, estraendo con precisione rifiuti di grandi dimensioni e lasciando indisturbata la vita marina.

La piattaforma robotica combina le competenze di IA di Tecnalia (Spagna) con la meccanica avanzata del CNRS-LIRMM (Francia). Durante le dimostrazioni pubbliche a Venezia, il robot ha rimosso con successo pneumatici, reti e persino lastre di alluminio, dimostrando la sua efficacia in condizioni reali.

"È molto importante disporre di questo tipo di tecnologia, non solo qui a Venezia, ma nelle aree costiere e nelle città portuali in generale", spiega la dott.ssa Fantina Madricardo, coordinatrice del progetto Maelstrom. "Molti rifiuti vengono abbandonati o persi vicino alle città e ai porti: sono difficili da vedere e ancora più difficili da recuperare. Se è rischioso, l'invio di sommozzatori può essere pericoloso. Un robot può rendere il processo più veloce e sicuro."

Una cortina di bolle

I fiumi trasportano i rifiuti di plastica dalle città dell'entroterra fino al mare, rendendo l'inquinamento degli oceani un problema di tutti. Ecco perché la città costiera di Vila do Conde, nel nord del Portogallo, ha deciso di unire le forze con gli scienziati del progetto Maelstrom per installare una soluzione innovativa: una "barriera di bolle" nel fiume Ave. Questo sistema relativamente semplice crea una cortina di bolle d'aria che intrappola i rifiuti di plastica prima che possano raggiungere l'Oceano Atlantico, consentendo a pesci e imbarcazioni di passare in sicurezza. Gli scienziati del Centro interdisciplinare di ricerca marina e ambientale (CIIMAR) dell'Università di Porto stanno ora analizzando l'efficienza della barriera a bolle e il suo impatto sull'ecosistema dell'estuario.

"Raccogliamo tutti i tipi di rifiuti e molti sono di plastica. E studiamo ciò che troviamo, in modo da conoscere le fonti e la provenienza dei rifiuti", spiega Isabel Sousa Pinto, docente della FCUP e responsabile del gruppo Biodiversità costiera del CIIMAR, Università di Porto. "Poi facciamo una valutazione dell'ecosistema: sta migliorando? Sappiamo che la spazzatura sta diminuendo, ma abbiamo bisogno di più tempo prima che l'intero ecosistema si riprenda e prima di poter dire se è migliorato grazie a questa barriera a bolle che stiamo ancora studiando."

La città ha contribuito alla progettazione del sistema, ha fornito i finanziamenti e ha riunito tutte le principali parti interessate per realizzarlo, tra cui l'autorità portuale, la capitaneria, l'Agenzia portoghese per l'ambiente, l'associazione regionale per la gestione dei rifiuti e il Centro di monitoraggio e interpretazione ambientale, che conduce campagne di sensibilizzazione del pubblico.

La chiave per un cambiamento duraturo

Il team di Maelstrom sottolinea che la pulizia dei rifiuti di plastica è solo una soluzione parziale. Impedire che la plastica entri nell'ambiente potrebbe essere ancora più importante. I ricercatori stanno collaborando con le imprese per ridurre i rifiuti di plastica alla fonte e sviluppare pratiche più sostenibili. Attraverso campagne di pulizia delle spiagge e programmi educativi, inoltre, stanno incoraggiando le comunità locali ad agire per proteggere i nostri oceani. Secondo Luís R. Vieira, ricercatore del CIIMAR, la lotta ai rifiuti marini non si limita all'uso di nuove tecnologie per ripulirli, ma richiede uno sforzo comune per sensibilizzare, responsabilizzare e impedire che i rifiuti raggiungano l'oceano. Solo così potremo sperare in un futuro in cui i nostri oceani non saranno più gravati dai rifiuti di plastica.

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