Le politiche verdi non sono sotto attacco solo in Europa: i leader di molti partiti politici in tutto il mondo hanno annunciato l'intenzione di rivedere le iniziative sul clima in caso di vittoria alle elezioni
I risultati delle elezioni parlamentari dell'Ue hanno messo fine al Parlamento europeo più verde di sempre. Gli ultimi cinque anni hanno visto il blocco abbracciare una delle strategie climatiche più ambiziose al mondo, il Green Deal. Ma dopo il voto dello scorso fine settimana i partiti verdi hanno perso seggi, scendendo dal quarto al sesto posto con 53 seggi.
La vittoria dei partiti radicali di destra e di sinistra - che spesso si oppongono al piano - potrebbe significare una lotta per spingere ulteriori misure per raggiungere gli obiettivi di zero netto.
Le misure già adottate possono essere difese, ma quelle nuove, volte a ridurre drasticamente le emissioni entro il 2040, potrebbero portare a disaccordi. È probabile che questo sia uno dei principali test per il nuovo parlamento.
Ma le politiche verdi non sono sotto attacco solo in Europa. In un anno di elezioni importanti gli approcci alle politiche climatiche in tutto il mondo variano da un vero e proprio rifiuto all'incertezza e alla mancanza di iniziative sulle questioni chiave.
La situazione nel Regno Unito
Nel Regno Unito sia l'approccio alle politiche climatiche del primo ministro Rishi Sunak che quello del suo sfidante, il laburista Keir Starmer, hanno suscitato critiche. Sunak ha utilizzato il primo dibattito televisivo in vista delle elezioni generali del 4 luglio per alimentare i timori sui costi della transizione a zero emissioni.
Il premier ha attaccato le iniziative per promuovere le pompe di calore e le auto elettriche e quelle per aumentare la quota di energia rinnovabile nel Regno Unito. Sunak ha affermato che queste misure costerebbero a ogni famiglia "migliaia di sterline". Molti dei piani di Starmer ruotano intorno ai piani energetici, con una spinta iniziale di 8 miliardi di sterline (9,5 miliardi di euro) per la Great British Energy Company.
All'inizio di quest'anno i laburisti si sono rimangiati la promessa di spendere 28 miliardi di sterline (33,2 miliardi di euro) per il clima e i sondaggi hanno mostrato che la metà degli elettori non sa esattamente quale sia la posizione del leader laburista sul cambiamento climatico.
I risultati di un sondaggio commissionato da Greenpeace hanno rilevato che la metà degli elettori non è sicura dei piani laburisti per il clima e meno di un terzo delle persone ritiene di sapere cosa farebbe il partito al governo. Greenpeace chiede a Starmer di essere più chiaro sulle politiche che ha in programma, sostenendo che i laburisti hanno l'opportunità di conquistare gli elettori che vogliono agire sul cambiamento climatico.
Nonostante il cambiamento climatico sia costantemente tra le principali preoccupazioni degli elettori, non sembra essere in cima all'agenda dei due principali sfidanti alle elezioni generali nel Regno Unito.
La situazione in Australia
Quest'anno si voterà anche in Australia. Il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato che il Partito Liberale all'opposizione, in caso di vittoria, annullerà l'obiettivo del Paese di ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030.
Il leader dell'opposizione Peter Dutton si è detto contrario al piano - sancito dalla legge - di ridurre le emissioni al 43% rispetto ai livelli del 2005 entro la fine del decennio. Dutton ha dichiarato a The Weekend Australian che "non ha senso sottoscrivere obiettivi che non si ha alcuna prospettiva di raggiungere".
Lo scorso novembre l'Autorità australiana per i cambiamenti climatici ha previsto un taglio del 37-42%. Ma Albanese ha affermato che l'obiettivo è raggiungibile, sostenendo che Dutton "si sta allontanando dall'azione per il clima" e che abbandonare l'obiettivo del 2030 significherebbe "allontanarsi dall'Accordo di Parigi".
Il Partito Liberale ha contestato questa affermazione affermando di essere "assolutamente" impegnato nell'Accordo di Parigi e di avere un piano per raggiungere lo zero netto entro il 2050.
Sia il Partito Laburista di Albanese che il Partito Liberale vogliono più energia rinnovabile, ma i loro percorsi per raggiungere questo obiettivo differiscono. I laburisti vogliono più energie rinnovabili come il solare e l'eolico, mentre il Partito Liberale sta cercando di introdurre l'energia nucleare in Australia.
La situazione negli Stati Uniti
Le elezioni presidenziali statunitensi di quest'anno vedranno probabilmente approcci molto più polarizzati all'azione per il clima. Il presidente Joe Biden ha investito la cifra record di 300 miliardi di dollari (280 miliardi di euro) in iniziative per l'energia pulita e il clima attraverso l'Inflation Reduction Act. Allo stesso tempo è stato criticato per l'incremento nella produzione di petrolio e gas.
I piani di Trump in materia di politica climatica non sono chiari, ma durante il suo ultimo mandato gli Stati Uniti si sono ritirati dall'Accordo di Parigi. Biden si è mosso per ripristinarlo poche ore dopo il suo giuramento come presidente nel 2021.
Un'analisi di Carbon Brief ha rilevato che una vittoria di Trump alle elezioni presidenziali di novembre potrebbe portare a un aumento delle emissioni statunitensi di 4 miliardi di tonnellate entro il 2030. Si tratta dell'equivalente delle emissioni dell'Ue e del Giappone messe insieme o di quelle dei 140 Paesi a più bassa emissione del mondo.