Il premier iracheno al-Sudani conferma la permanenza di un piccolo contingente Usa per coordinare le operazioni contro l’IS in Siria, nonostante l’accordo di ritiro
Il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani ha annunciato lunedì che un piccolo contingente di consiglieri militari statunitensi resterà in Iraq per coordinarsi con le forze Usa in Siria nella lotta contro il cosiddetto gruppo dello Stato islamico (Is).
La decisione rappresenta una modifica parziale all’accordo siglato lo scorso anno tra Baghdad e Washington, che prevedeva lo scioglimento entro settembre della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e il ritiro delle truppe da diverse basi strategiche.
Al-Sudani ha precisato che i consiglieri e il personale di supporto resteranno operativi nella base aerea di Ain al-Asad Airbase, nella base adiacente all’aeroporto di Baghdad e nella base aerea di al-Harir Air Base, nel nord del Paese. La presenza, ha spiegato, sarà limitata a una “piccola unità” tra i 250 e i 350 militari per sostenere le operazioni di sorveglianza e coordinamento con la base di al-Tanf, in Siria.
L’accordo iniziale prevedeva un ritiro totale da Ain al-Asad, ma “gli sviluppi in Siria” successivi alla caduta dell’ex leader siriano Bashar al-Assad — avvenuta durante un’offensiva ribelle lo scorso dicembre — hanno spinto Baghdad e Washington a rivedere i piani. La caduta del regime ha infatti alimentato timori di una rinascita dell’Is, pronto ad approfittare del vuoto di sicurezza e delle armi abbandonate dall’esercito siriano.
Nonostante ciò, il premier ha sottolineato che l’Is “non rappresenta più una minaccia significativa all’interno dell’Iraq”. Baghdad mira a mantenere una posizione di equilibrio tra gli Stati Uniti e l’Iran, evitando di essere trascinata in conflitti regionali: “L’Iraq non sarà un campo di battaglia per i conflitti”, ha ribadito al-Sudani, che ha anche esortato Washington a riprendere i negoziati con Iran, criticando l’approccio di “massima pressione” dell’amministrazione Trump.
La presenza di milizie sostenute da Teheran continua a rappresentare una fonte di tensione tra Baghdad e Washington. Le Forze di Mobilitazione Popolare (Pmf), create per combattere l’Is, sono formalmente sotto il controllo dell’esercito iracheno dal 2016 ma mantengono ampia autonomia operativa.
Il Parlamento sta valutando una legge che potrebbe rafforzare ulteriormente i legami tra esercito e Pmf, un provvedimento che suscita perplessità negli Stati Uniti.
Al-Sudani ha preferito non affrontare direttamente la questione legislativa, ma ha ribadito che il suo programma di governo “punta al disarmo e al dialogo nazionale per eliminare ogni giustificazione al possesso di armi”.
Infine, il Paese si prepara alle elezioni parlamentari del prossimo mese, che determineranno se al-Sudani otterrà un secondo mandato. Il premier ha confermato che “le fazioni armate trasformate in entità politiche hanno il diritto costituzionale di partecipare” al voto.