Clima, Paesi Bassi: l'inquinamento prodotto dagli allevamenti di bestiame intensivi

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Il caso Paesi Bassi, una delle industrie di bestiame più forti in Europa. Le istanze degli ambientalisti. Le preoccupazione del settore agricolo in vista della COP26

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Affrontare il cambiamento climatico è una delle principali priorità nei Paesi Bassi.

Con l'agricoltura alla quale si imputa il 40% delle emissioni di azoto, diversi miliardi potrebbero essere spesi per ridurre l'impatto degli allevamenti e, di conseguenza, l'inquinamento da ammoniaca.

Numerosi studi sottolineano il fatto che gli allevamenti intensivi siano dannosi: per l'elevato consumo di acqua; per le emissioni di gas serra, prodotte dalla dispersione di liquami dannosi.

Tra le conseguenze, figura infatti il rilascio di ammoniaca (NH3), una sostanza nociva che contribuisce alla formazione del particolato, le particelle diffuse nell'aria responsabili di inquinamento.

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La sopravvivenza di agricoltura e zootecnia

Sentendosi sulla linea di tiro, il settore agroalimentare dei Paesi Bassi sta facendo tutto quello che può per far sentire la sua voce, specialmente nei centri urbani come Utrecht: dagli hamburger gratis all'intrattenimento per bambini, si moltiplicano le iniziative di sensibilizzazione degli operatori del settore.

A Utrech agricoltori e allevatori, provenienti da tutto il Paese, si sono organizzati per offrire alla gente del posto un pranzo gratuito: un occasione per segnalare i loro problemi al governo olandese.

Bart Kemp di Agractie Nederland sintetizza i timori del settore: "La gente è preoccupata perché i governi vogliono toglierci le licenze e sottrarre la terra agli agricoltori", dice.

Max, produttore di latte, descrive un malessere condiviso: "Se la guardo da un punto di vista personale - spiega - significa che il mio futuro è annientato", mentre Hilda, agricoltrice, vorrebbe ridimensionare i sacrifici che stanno per essere imposti al comparto: "Sono molto preoccupata per il cambiamento climatico, ma è un problema mondiale, e in questo piccolo Paese, non possiamo risolvere tutti i problemi del mondo" commenta.

Paesi Bassi, una delle più grandi industrie di bestiame in Europa

Ma con 100 milioni di mucche, polli e maiali, questo 'piccolo Paese' di 17 milioni di persone ha una delle più grandi industrie di bestiame d'Europa. È il più grande esportatore di carne dell'Unione europea.

La fondazione climatica Urgenda è in empatia con gli agricoltori, ma dice che i Paesi bassi devono mangiare meno carne ed esportarne meno.

"Non sappiamo cosa stia facendo il governo, ma sappiamo che la riduzione del bestiame è davvero necessaria per il clima - dichiara Hanneke van Ormondt, Fondazione Urgenda - Si tratta ora di vedere come lo faranno. Penso che ci sia sicuramente bisogno di ridurre il numero di maiali e polli e mucche. Si potrebbero avere meno animali per allevatore o ridurre il numero di agricoltori. Ci sono diversi modi per farlo. Noi speriamo che si faccia in modo equo per gli allevatori, visto che al momento stanno rispettando la legge".

La posta in palio alla COP26 di Glasgow

I colleghi di Hanneke sono attualmente in viaggio a piedi verso la COP26, da Groningen a Glasgow.

Il loro messaggio è chiaro: rallentare il cambiamento climatico e accelerare la transizione energetica.

Nel tweet di Urgenda: "Dopo 515 chilometri, i 'camminatori per il clima' sono arrivati a Glasgow! Gli ultimi giorni sono stati umidi e lunghi, ma sono arrivati! #climatemiles #letsaccelerate #elkestaptelt #COP26".

Secondo Hanneke van Ormondt, "è necessario rimanere sotto gli 1,5 gradi. Sembra così poco, 1,5 o 2, ma la differenza è immensa in relazione al tipo di mondo in cui vivremo - ribadisce van Ormond - dobbiamo guardare a come viaggiamo, come spediamo le merci, in che modo facciamo industria. Abbiamo bisogno di un patto migliore".

Tutti gli occhi sono sulla COP26 dove la posta in gioco non potrebbe essere più alta.

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