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La Reggia di Caserta annulla il concerto del maestro filo-putiniano Gergiev dopo le polemiche

Il presidente russo Vladimir Putin visita la nuova sala da concerto del Teatro Mariinsky. Accanto a lui il direttore d'orchestra Valery Gergiev, Russia, 3 giugno 2017
Il presidente russo Vladimir Putin visita la nuova sala da concerto del Teatro Mariinsky. Accanto a lui il direttore d'orchestra Valery Gergiev, Russia, 3 giugno 2017 Diritti d'autore  Alexei Druzhinin/Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP
Diritti d'autore Alexei Druzhinin/Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP
Di Michela Morsa
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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La notizia dell'annullamento dell'esibizione del direttore d'orchestra russo, notoriamente molto vicino al presidente Vladimir Putin, è stata accolta come una vittoria dall'oppositrice Navalnaya e dalle associazioni ucraine in Italia che avevano protestato. Intanto scoppia un caso analogo a Bologna

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Alla fine il discusso concerto sinfonico del direttore d'orchestra russo Valery Gergiev non si farà. La Direzione della Reggia di Caserta ha disposto l'annullamento dell'evento previsto per il prossimo 27 luglio nell'ambito della rassegna Un'Estate da Re, ospitata nel cortile del Complesso vanvitelliano.

La partecipazione del celebre maestro russo, notoriamente molto vicino al presidente Vladimir Putin, aveva suscitato forti polemiche e diversi appelli alle istituzioni nazionali e regionali affinché non gli fosse permesso di esibirsi, uno su tutti quello dello scorso martedì dell'attivista Julija Navalnaya, moglie del defunto oppositore russo Alexei Navalny.

"Questa è una buona notizia. Nessun artista che sostenga l'attuale dittatura in Russia dovrebbe essere il benvenuto in Europa. È proprio grazie a sostenitori del regime come Gergiev che Putin cerca di promuovere la sua immagine di 'persona perbene' in Occidente", ha scritto Navalnaya su X commentando l'annullamento del concerto.

"La scelta libera e insindacabile assunta dalla Direzione della Reggia di Caserta trova il mio pieno e convinto sostegno", ha commentato il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che era già intervenuto sulla questione prendendo le distanze dalla decisione di invitare Gergiev alla kermesse e schierandosi con chi riteneva il concerto un favore alla propaganda russa.

"Pur nel rispetto dovuto alla eccezionale qualità artistica dell'evento, l'annullamento del concerto diretto dal maestro Gergiev obbedisce a una logica di buon senso e di tensione morale volta alla protezione dei valori del mondo libero", si legge ancora nella nota del ministero.

La vice presidente dell'Eurocamera Pina Picierno, tra le prime voci a levarsi contro l'ospitata di Gergiev in Italia, ha espresso soddisfazione su X: "Abbiamo spiegato, lottato, ci abbiamo creduto e abbiamo vinto! Grazie a tutte e tutti voi, la Campania non ospiterà un ambasciatore di Putin. Per chi vorrà, ci vediamo domenica sera con le bandiere dell'Europa, davanti alla Reggia, per celebrare la forza e la bellezza della democrazia".

Ha esultato anche l'Associazione cristiana degli ucraini in Italia. "Questa è una vittoria del buon senso e dei valori umani e cristiani sulla politica criminale del Cremlino. È una piccola vittoria, ma è un altro passo verso la vittoria comune del bene sul male", ha scritto il presidente Oles Horodetskyy.

L'associazione era pronta a organizzare iniziative di protesta e aveva già acquistato i biglietti delle prime file del concerto per far sentire da vicino il proprio dissenso a Gergiev.

Ancora nessun commento dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, che aveva definito "sconcertante" la vicenda chiedendosi dove fosse "il limite tra libertà d'espressione della propria opinione e la propaganda" e sottolineando la volontà di confermare il concerto nonostante gli appelli internazionali.

Contro la partecipazione del maestro russo erano intervenuti persino diversi premi Nobel, con lettere inviate alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, alle autorità italiane e allo stesso De Luca. Una petizione online aveva raccolto oltre 16mila firme.

Il caso di Romanovsky a Bologna

Intanto l'attenzione si sta rapidamente spostando su un caso analogo che riguarda Bologna. Infatti, la città si appresta a ospitare il pianista ucraino naturalizzato italiano Alexander Romanovsky nella cornice della rassegna estiva CUBO, finanziata da Unipol.

Romanovsky è divenuto celebre per avere suonato a favore di telecamere (russe) sulle macerie del teatro di Mariupol, che le forze di Mosca avevano bombardato nelle prime settimane dell'invasione dell'Ucraina uccidendo centinaia di civili che vi si erano rifugiati.

A questo episodio, denuncia su X il giornalista Marco Setaccioli chiedendo la cancellazione dell'evento previsto per il 5 agosto, "si aggiungono altre apparizioni pubbliche in video e materiali audiovisivi veicolati da canali filogovernativi russi che dimostrano una chiara disponibilità di Romanovsky a prestarsi alla macchina di propaganda del Cremlino".

A causa della sua posizione filorussa, già nel gennaio 2024, su pressioni di attivisti pro Ucraina, associazioni e società civile, l'Università La Sapienza di Roma aveva annullato un suo concerto.

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