Mancava da un secolo: "Guillaume Tell" 'scende' a Montecarlo

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È forse il capolavoro di Rossini, paradigma dell'opera alla francese: la storia, in musica, del leggendario eroe dell'indipendenza elevetica

“Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini, nella versione originale francese, è andata recentemente in scena a Montecarlo esattamente cent’anni dopo la sua ultima produzione.

Un’opera ‘rivoluzionaria’, ci conferma Gianluigi Gelmetti, che ha diretto l’orchestra monegasca (Opéra de Montecarlo):
“L’ouverture del Tell già anticipa e racconta la storia dell’opera. Questo è già un fatto rivoluzionario. Questo inizio di violoncelli soli è una roba d’una bellezza, e già di una concezione estremamente rivoluzionaria. Rossini non amava le cose violente ma nei contenuti però lo era un grande rivoluzionario; una rivoluzione, però, realizzata col pensiero, col comportamento, colla civiltà e non colle botte, non con la violenza.”

La regia dello spettacolo, concepita per valorizzare le voci dei cantanti, è del Sovrintendente al teatro dell’opera monegasco, Jean-Louis Grinda. “Credo che Guglielmo Tell sia una persona fuori dalla norma, dice. È una sorta di colosso, e ho scelto un ‘colosso’: Nicola Alaimo è un ragazzone, ma è esattamente quello che cercavo, un uomo diverso da tutti gli altri, in grado, se volesse, di sollevare una montagna.”

“Guglielmo è un uomo meraviglioso, straordinario, ma un uomo come tanti altri, dice Nicola Alaimo, baritono siciliano ormai lanciato sui palcoscenici di tutto il mondo. Quando ho cominciato a studiare Guglielmo ho visto mio padre. L’amore per il figlio è qualcosa di inenarrabile, di meraviglioso, e io ci ho visto la figura di mio padre, che era così: avrebbe fatto qualsiasi cosa per la propria famiglia. E per me l’aria del III Atto è qualcosa di sublime che mi avvicina tantissimo a mio papà.”

Creata nel 1829, "Guglielmo Tell" rappresenta il paradigma del ‘grand opéra’, uno spettacolo di canto, musica, teatro e balletti come piaceva ai francesi.

Per Rossini, al culmine della fama, quest’opera costituirà l’addio alle scene. “È un lavoro in cui si avverte che per lui il mondo stava cambiando, riflette il Maestro Gelmetti, in cui si percepisce che quel mondo in cui viveva cominciava a stargli stretto, il mondo stava andando da un’altra parte. Infatti, dopo il Tell, non ha più scritto per il palcoscenico.”

Alcuni momenti delle interviste rilasciate dal Maestro Gelmetti, dal regista Jean-Louis Grinda e dal baritono Nicola Alaimo sono accessibili cliccando sul seguente link:
‘‘Guillaume Tell’‘: quando l’opera è una cosa seria

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