Sergei Prokoviev, zar per una notte

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A Mosca per un mese, tra fine marzo e fine aprile, si tiene il Festival Rostropovich, fondato in onore del famoso violoncellista scomparso cinque anni fa. E’ nel quadro di tale manifestazione che si è tenuta una serata dedicata al grande compositore russo Sergei Prokoviev.

A dirigere la Filarmonica di Londra, il suo direttore stabile, il russo Vladimir Jurowski, spirito cosmopolita come tanti grandi artisti, Prokoviev compreso.

“Non bisogna dimenticare che siamo musicisti e i musicisti sono un po’ zingari. Io sono nato e cresciuto in Russia, ma in me scorre anche sangue ebraico… per cui i miei antenati venivano da altre terre, e sono stati costretti ad adattarsi”, spiega Vladimir Jurowski.
“Poi a diciotto anni ho lasciato il mio paese e ho dovuto adeguarmi alla vita in Germania. Quindi ho lavorato molto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Italia e in Francia. Dovunque vada cerco di adattarmi agli usi e costumi degli abitanti dei vari paesi in cui lavoro, senza ovviamente perdere la mia individualità. Per cui sento di essere rimasto quello che sono sempre stato: un musicista russo cresciuto e formatosi in epoca sovietica – e la cosa non mi disturba!”

Come Jurowski, e Rostropovich, anche Prokoviev visse a lungo lontano dalla madrepatria.
Tornato in Unione Sovietica nei primi Anni Trenta, col regime ebbe un rapporto controverso e doloroso: lodato e osannato per alcuni anni, venne contrastato e perfino emarginato nell’ultimo periodo della sua vita.

Oggi la sua musica è tra le più suonate al mondo.

“Prokoviev rappresenta un enigma ancora per tanti”, continua Jurowski. È un mix di incredibile energia vitale ma con un lato oscuro; in questa personalità così solare c’era un elemento demoniaco, minaccioso, leggermente irrazionale e, in un certo senso, in questo era molto russo, anche se ha sempre fatto finta di essere un perfetto occidentale in qualunque cosa facesse.

“Prokoviev ha rappresentato i diversi aspetti della psiche, dello spirito proprio del Ventesimo Secolo, e fu senz’altro figlio del suo tempo.
Ritengo anzi che non sia affatto azzardato affermare che la storia del secolo scorso andrebbe studiata avendo sotto gli occhi gli spartiti di Prokoviev” conclude Jurowski.

In questo servizio è possibile ascoltare momenti dell’opera “Ivan il Terribile” di Sergei Prokoviev.

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