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Istat: Povertà in aumento in Italia soprattutto tra gli stranieri, allarme minori

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Di Giorgia Orlandi
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Povertà in crescita in Italia secondo l'ultimo rapporto Istat: colpiti soprattutto stranieri e minori. 5,7 milioni di individui ovvero il 9,8% dei residenti vivono in condizioni di povertà assoluta

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In Italia 2,2 milioni di famiglie si trovano in condizioni di povertà assoluta, ovvero non in grado di permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile.

A certificarlo l’ultimo rapporto Istat sulla povertà relativo all’anno 2024. Livelli in linea con quelli del 2023 anche se nel caso degli stranieri i numeri cambiano.

L'incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30 per cento, sale al 35 per cento in quelle composte esclusivamente da stranieri.

In Italia 2,2 milioni di famiglie in povertà assoluta

Numeri da capogiro: 5,7 milioni di individui ovvero il 9,8 per cento dei residenti, secondo l'Istat, vivono in condizioni di povertà assoluta. Se da un lato questi livelli si avvicinano a quelli registrati due anni fa, dall’altro a spaventare sono invece i dati relativi a stranieri e minori.

Tra quest’ultimi, sono quasi un milione e trecentomila i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di privazione, un numero che rappresenta il punto più alto registrato nell'ultimo decennio. Dati che cambiano a seconda delle regioni: 12,1 per cento al Centro , 16,4 per cento nel Mezzogiorno.

L’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con stranieri cambia. Nel caso di soli stranieri la percentuale sale al 35,2 per cento, rispetto al 30,4 per cento dove ne è presente solo uno, mentre scende al 6,2 per cento per le famiglie composte solamente da italiani.

Povertà assoluta più alta al Sud

Secondo l’Istat l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta quindi il verificarsi di nuovi casi, si mantiene alta nel Mezzogiorno (10,5 per cento) seguito dal Nord-ovest (8,1 per cento) e dal Nord-est (7,6 per cento).

La maggior parte delle famiglie in condizioni di povertà assoluta, è invece ripartita diversamente tra Nord e Sud. (39.8 per cento) nel Mezzogiorno, dato in lieve aumento rispetto al 2023, 44,5 per cento al Nord, il restante nel Centro 15,7 per cento.

L'impiego incide sulla disparità tra famiglie

Tra le famiglie con una persona di riferimento occupata, l'incidenza di povertà nel caso il lavoratore è dipendente è dell'8,7 per cento. Ma sale fino al 15,6 per cento se si tratta di un operaio.

Tra i lavoratori indipendenti la povertà l'incidenza scende al 7,4 per cento tra i lavoratori che non sono imprenditori né liberi professionisti.

Il tasso di povertà scende al 2,9 per cento se chi provvede alla famiglia è un dirigente, quadro o impiegato.

Cgil, “Serve un ripensamento delle politiche pubbliche di contrasto alla povertà”

"La povertà assoluta continua a crescere, raggiungendo i livelli più elevati degli ultimi dieci anni - così la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi commenta il report diffuso dall'Istat - è diventata ormai una condizione diffusa e sempre più strutturale che riguarda quasi 6 milioni di persone, una su dieci”.

Barbaresi sottolinea le responsabilità del governo: "Non solo ha cancellato il reddito di cittadinanza e introdotto uno strumento profondamente ingiusto, l'assegno di inclusione, - ha detto - ma anche nel Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2024-2026 conferma un ulteriore e progressivo arretramento del ruolo pubblico".

“Le diseguaglianza esplodono”

Anche per Chiara Appendino del M5s, uno dei problemi maggiori dietro i dati sulla povertà assoluta, sta nell’aver abolito il reddito di cittadinanza, sostenendo che “Aiutava tanti lavoratori con stipendi da fame che non arrivano a fine mese”.

“Un taglio netto proprio mentre le diseguaglianze esplodono: oggi l'Istat ci dice che nel 2024 5,7 milioni di persone sono in povertà assoluta e minori e famiglie numerose pagano un prezzo altissimo, soprattutto al Sud. Il record di poveri ha la firma di Meloni", ha aggiunto Appendino.

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