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Guerra dei chip, Cina accusa Nvidia di violazioni antitrust: indagini sull’acquisizione di Mellanox

Il CEO di Nvidia Jensen Huang fa una pausa durante una conferenza stampa al Mandarin Oriental Qianmen in Cina, il 16 luglio 2025.
Il CEO di Nvidia Jensen Huang fa una pausa durante una conferenza stampa al Mandarin Oriental Qianmen in Cina, il 16 luglio 2025. Diritti d'autore  Andy Wong/Copyright 2025 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Andy Wong/Copyright 2025 The AP. All rights reserved
Di AP & Doloresz Katanich
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Le autorità cinesi indagano su Nvidia per presunte violazioni antitrust legate all’acquisizione di Mellanox. L’inchiesta si inserisce nello scontro tra Washington e Pechino per la supremazia tecnologica globale e la protezione di dati e licenze

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Le azioni dell'azienda statunitense Nvidia hanno registrato pressioni negli scambi finanziari lunedì dopo che la Cina ha accusato il colosso dei semiconduttori di avere violato le proprie norme antimonopolio.

L’Autorità Antitrust di Pechino ha annunciato di volere intensificare i controlli sul principale produttore di chip al mondo, guidato dall'imprenditore Usa di origine taiwanese Jen-Hsun Huang, aumentando le tensioni con Washington mentre sono in corso in Spagna colloqui commerciali tra i due Paesi.

Di cosa è accusata Nvidia in Cina

Secondo i regolatori cinesi, da un’indagine preliminare sarebbe emerso che Nvidia non ha rispettato le condizioni fissate al momento dell’acquisizione di Mellanox Technologies, una società di reti e trasmissione dati acquistata per 6,9 miliardi di dollari (5,87 miliardi di euro) nel 2020 con l’approvazione delle autorità di Pechino.

Il comunicato dell'autorità garante cinese non ha menzionato alcuna sanzione ma solo “ulteriori indagini”. Contattata da Euronews Business, l’azienda californiana non ha rilasciato dichiarazioni.

La decisione di Pechino si inserisce nel quadro della guerra dei chip che oppone Stati Uniti e Cina.

Sabato scorso, il ministero del Commercio cinese ha aperto un’indagine antidumping su alcuni chip analogici importati dagli Stati Uniti e prodotti da aziende come Texas Instruments e On Semiconductor, annunciando anche un’inchiesta antidiscriminatoria sulle misure statunitensi contro il settore tecnologico cinese.

Da domenica a mercoledì, a Madrid, il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent incontra il vicepremier cinese He Lifeng per negoziare su dazi, sicurezza nazionale e il futuro di TikTok su cui lo stesso presidente Trump ha annunciato lunedì un'intesa.

Si tratta del quarto round di colloqui dopo quelli di Londra, Ginevra e Stoccolma, che finora hanno portato a tregue temporanee di 90 giorni sulle tariffe, scongiurando un’escalation commerciale totale.

Il peso di Nvidia nella guerra tech tra Usa e Cina

Con il boom dell’intelligenza artificiale, Nvidia è diventata una delle società più strategiche al mondo, ma anche il punto nevralgico della rivalità tra Washington e Pechino.

Negli ultimi anni l’azienda ha dovuto accettare restrizioni sulle esportazioni di chip verso la Cina imposte dalla prima amministrazione Trump e da quella successiva di Joe Biden.

Lo scorso luglio, Nvidia ha ottenuto il via libera per esportare in Cina la GpuH20, una versione meno potente dei suoi processori, progettata per rispettare le regole statunitensi.

Tuttavia, la nuova indagine cinese sull’acquisizione di Mellanox rischia di riaccendere le tensioni proprio alla vigilia dei colloqui commerciali.

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