I prezzi dell'oro hanno raggiunto un nuovo massimo, mentre i mercati azionari e il greggio hanno continuato a scendere giovedì in un contesto di escalation della guerra commerciale globale
I prezzi dell'oro hanno raggiunto un nuovo massimo giovedì, con i futures al Comex che sono saliti dell'1,5 per cento, superando per poco i tremila dollari (2.764 euro) per oncia per la prima volta nella storia. Il valore è poi calato a 2981 dollari.
L'oro è considerato un tipico bene rifugio, i cui prezzi sono aumentati di oltre il 13 per cento quest'anno grazie al sentimento di avversione al rischio, all'indebolimento del dollaro statunitense e all'aumento degli acquisti delle banche centrali.
Aumenta la domanda di beni rifugio
La domanda di beni rifugio è aumentata in seguito alle incertezze economiche e politiche legate ai dazi di Trump e alle crescenti tensioni geopolitiche. Le prospettive economiche globali si sono oscurate a causa dell'escalation di minacce tariffarie tra gli Stati Uniti e altri Paesi.
Il presidente Usa ha imposto dazi generalizzati del 25 per cento sulle importazioni di acciaio e alluminio, innescando misure di ritorsione da parte di Canada e Ue. Ha anche minacciato di imporre dazi del 200 per cento sul vino e su altre bevande alcoliche del blocco in risposta al piano Ue di tassare le importazioni di whisky americano. Se da un lato si prevede che l'intensificarsi della guerra commerciale alimenterà l'inflazione, dall'altro l'aumento delle barriere commerciali e la deglobalizzazione potrebbero rallentare la crescita economica globale.
L'aggravarsi del conflitto commerciale potrebbe esacerbare ulteriormente le pressioni inflazionistiche e indebolire la crescita economica, creando le condizioni per una stagflazione, uno scenario storicamente favorevole all'oro come riserva di valore.
Il dollaro Usa si indebolisce
L'indebolimento del dollaro statunitense e le aspettative di un prossimo taglio dei tassi della Federal Reserve hanno alimentato il rally dell'oro. L'indice del dollaro Usa (Dxy), che misura il valore del dollaro rispetto a un paniere delle principali valute estere, è sceso di oltre il 5 per cento dal suo massimo annuale di metà gennaio.
Le preoccupazioni per l'economia statunitense porteranno probabilmente a una riduzione dei tassi di interesse e i recenti dati sull'inflazione hanno rafforzato le aspettative del mercato per un taglio dei tassi a giugno, anziché a settembre, come precedentemente previsto. Il dollaro potrebbe continuare a indebolirsi rispetto alle altre valute del G10 a causa del cambiamento del sentimento degli investitori. Tuttavia, questa tendenza potrebbe non persistere se la Federal Reserve dovesse mantenere un atteggiamento da falco, poiché l'escalation delle tensioni commerciali potrebbe esacerbare le pressioni inflazionistiche.
Nel frattempo, anche il rally dell'euro ha pesato sul dollaro Usa, a causa dell'ottimismo legato a un potenziale cambiamento di politica fiscale all'interno dell'Unione Europea, che ha spinto i flussi di investimento ad allontanarsi dai mercati statunitensi.
Le banche centrali potrebbero abbandonare i Treasury statunitensi
Le banche centrali hanno aumentato le loro riserve d'oro, riducendo al contempo i titoli di Stato statunitensi. Le tariffe doganali e le politiche fiscali di Trump, volte a ridurre il deficit pubblico, hanno sollevato preoccupazioni sulla capacità degli Stati Uniti di servire il proprio debito.
"Le politiche commerciali e fiscali di Trump stanno spingendo i flussi verso l'oro, in quanto le banche centrali cercano di spostare le riserve dai Treasury, mentre si teme l'aumento del carico di debito degli Stati Uniti e la capacità dell'economia americana di servirlo", ha scritto in un'e-mail Kyle Rodda, analista di mercato senior presso Compital.com.
Gli investitori passano alla modalità difensiva mentre gli asset di rischio crollano
I fondi d'investimento hanno abbandonato gli asset più rischiosi, come le azioni e l'energia, per passare ad asset difensivi, tra cui l'oro, a causa delle crescenti preoccupazioni sulla crescita economica globale.
Gli asset sensibili al rischio, tra cui i mercati azionari e il greggio, hanno continuato a scendere. Nell'ultimo mese gli investitori si sono ritirati anche dai mercati azionari statunitensi, in particolare dai titoli tecnologici a grande capitalizzazione, a causa delle preoccupazioni sulla crescita. Lo S&P 500, l'indice azionario statunitense di riferimento, è entrato in territorio di correzione per l'anno in corso, scendendo del 10 per cento dai massimi storici di febbraio. Anche i mercati azionari europei dovrebbero chiudere la settimana in ribasso a causa delle ripercussioni di Wall Street.
I prezzi del greggio rimangono vicini ai minimi pluriennali a causa del deterioramento delle prospettive della domanda, mentre le trattative per il cessate il fuoco in Ucraina potrebbero vedere la produzione russa tornare sul mercato. I futures del greggio di riferimento, tra cui il West Texas Intermediate (Wti) e il Brent, sono scesi rispettivamente del 7 per cento e dell'8 per cento quest'anno, avvicinandosi ai livelli più bassi dal dicembre 2021.