Mentre gli Stati Uniti si preparano a eleggere il nuovo presidente il 5 novembre, ci siamo chiesti cosa potrebbe significare una vittoria di Harris per l'Europa e la sua economia
"La mia presidenza non sarebbe una continuazione della presidenza di Joe Biden", ha dichiarato il mese scorso la candidata democratica Kamala Harris, parlando con Fox News.
In termini di politiche interne, questo potrebbe essere vero. Gli esperti hanno delineato alcune aree politiche in cui la vicepresidente Harris è pronta ad allontanarsi dal suo predecessore, non solo nel settore del commercio.
Se guardiamo oltre, è probabile che una vittoria della Harris alle elezioni della prossima settimana non provocherà grandi scossoni a livello globale almeno dal punto di vista economico.
Lo stesso non si può dire di una potenziale vittoria del rivale Donald Trump, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, di cui abbiamo analizzato il possibile impatto in precedenza.
"Il punto principale che potrei evidenziare in caso di vittoria di Harris sarebbe, simmetricamente, l'assenza degli impatti economici negativi per l'Europa che ci sarebbero con i piani di dazi di Trump", ha dichiarato Aurélien Saussay, ricercato e professore associato pressso la London School of Economics (Lse).
Con Trump alla Casa Bianca possibili dazi sulle importazioni
Pensando a cosa potrebbe significare per l'Europa una vittoria di Harris, Saussay ha sottolineato la posizione di Trump sui dazi, sostenendo che è essenziale comprendere l'alternativa a una vittoria democratica.
Trump ha ripetutamente affermato che introdurrà un dazio universale del 10 per cento o del 20 per cento su tutti i beni prodotti all'estero. Ha anche proposto un dazio mirato del 60 per cento sulle importazioni di merci cinesi e un dazio del 100 per cento su tutte le auto importate, indipendentemente dal loro Paese di origine.
"La proposta di Donald Trump di aumentare i dazi, inquadrata come misura per correggere gli squilibri commerciali e proteggere le industrie degli Stati Uniti, ha il potenziale per rimodellare in modo significativo le relazioni commerciali internazionali e le catene di approvvigionamento, con notevoli conseguenze per l'Unione europea", ha dichiarato Saussay.
"Alcuni settori europei, in particolare l'industria automobilistica tedesca, sarebbero colpiti in modo sproporzionato. Sebbene l'extra tariffa del 100 per cento sui veicoli sia particolarmente mirata alle auto elettriche cinesi, la Germania potrebbe comunque subire un colpo economico" argomenta il ricercatore della Lse.
Secondo i recenti dati dell'Ufficio federale di statistica tedesco nel 2023 il principale mercato di esportazione del Paese saranno gli Stati Uniti. Seguono la Francia, i Paesi Bassi e la Cina.
A differenza di Trump Harris "non introdurrà tariffe generalizzate, certamente non su alleati strategici come l'Europa" ha detto a Euronews Andrew Kenningham, capo economista per l'Europa di Capital economics.
Se vince Harris proseguirebbe scontro sulla Cina e l'economia green
Sebbene non si prevedano dazi generalizzati sugli alleati europei, è probabile che Harris continui a perseguire una politica commerciale aggressiva nei confronti della Cina. Quest'anno Biden ha annunciato una serie di dazi sulle importazioni dal Paese.
I veicoli elettrici sono soggetti a un dazio del 100 per cento. L'aliquota è fissata al 50 per cento per le celle solari e al 25 per cento per le batterie Ev, i minerali critici, l'acciaio e l'alluminio.
Poiché l'Europa dipende dalla Cina più degli Stati Uniti, è probabile che le politiche commerciali rimangano un punto di attrito tra le due sponde dell'Atlantico. Chiunque vinca la corsa presidenziale, infatti, sembra che l'Ue subirà pressioni per limitare gli scambi con Pechino.
La Cina è il principale partner commerciale dell'Ue per i beni dopo gli Stati Uniti, con un commercio bilaterale che ha raggiunto i 739 miliardi di euro nel 2023.
Emily Mansfield, direttrice regionale per l'Europa dell'Economist Intelligence Unit (Eiu), ha dichiarato a Euronews che anche la politica verde potrebbe essere un "punto di rottura" nelle relazioni Ue-Usa se Harris dovesse essere eletto.
Harris manterebbe "i sussidi negli Stati Uniti all'Ira - o Inflation Reduction Act, la legge del 2022 per stimolare gli investimenti nella produzione nazionale di energia cercando di promuovere il passaggio all'energia pulita - che "sono controversi perché rischiano di attirare gli investimenti verdi lontano dall'Ue", ha spiegato Mansfield.
"E i nuovi regolamenti dell'Ue, come il meccanismo di aggiustamento delle frontiere per il carbonio (Cbam) e il regolamento sulla deforestazione dell'Ue (Eudr), che entreranno in vigore nel 2026, aumenteranno i costi per le aziende statunitensi che esportano nell'Ue" ha aggiunto l'esperta dell'Eiu.
Il Cbam impone una tassa sulle emissioni di carbonio su alcuni prodotti importati che entrano nel blocco, per evitare che le imprese esternalizzino la produzione in Paesi con una regolamentazione climatica più debole. L'Eudr vieta l'importazione nell'Ue di prodotti legati a pratiche di deforestazione.
Nonostante questo potenziale disaccordo, "una vittoria di Harris significherebbe in generale stabilità per l'Europa in termini di impatto economico", ha concluso Mansfield.
Gli effetti delle elezioni sulla politica fiscale Usa
Molti analisti prevedono che se Donald Trump vincerà le elezioni la prossima settimana, l'inflazione potrebbe ricominciare a salire, proprio a causa dei dazi d'importazione proposti che farebbero aumentare il prezzo delle merci straniere introdotte negli Stati Uniti. Anche le proposte di tagli fiscali e di espulsione dei lavoratori immigrati potrebbero far lievitare i costi.
Se l'inflazione dovesse aumentare, potrebbe essere necessario un rialzo dei tassi di interesse nel caso la Federal reserve lo ritenesse necessario per raffreddare l'economia. A sua volta ciò farebbe salire i rendimenti obbligazionari, ossia il governo dovrebbe contrarre prestiti a un tasso di interesse più elevato.
Vale anche la pena notare che tassi di interesse e rendimenti obbligazionari elevati possono fare aumentare il valore del dollaro, poiché la prospettiva di un aumento dei rendimenti di solito aumenta la domanda di valuta da parte degli investitori stranieri.
Secondo una nota di Capital economics, le variazioni dei rendimenti statunitensi "tenderebbero a sollevare i rendimenti dei titoli di Stato europei, anche se in misura minore". Ma altri fattori, come le prospettive della politica monetaria della Bce e le preoccupazioni fiscali nell'Eurozona, "continuerebbero a essere i principali fattori di spinta del mercato obbligazionario".
La nota prevede anche che l'euro non verrebbe indebolito drasticamente da una vittoria di Trump.
Parlando di una potenziale vittoria di Harris, Andrew Kenningham di Capital economics ha dichiarato a Euronews che la candidata democratica "probabilmente non allenterebbe drasticamente la politica fiscale". Ha aggiunto che "non ci sarebbe motivo di aspettarsi un aumento dei tassi di interesse statunitensi o un rafforzamento del dollaro" in questo caso.
Sebbene ci si aspetti che Trump aumenti la spesa, Carl J. Schramm, economista e professore alla Syracuse university, ha sostenuto che Harris, se eletta, aumenterebbe pesantemente il debito nazionale, con un conseguente aumento dei tassi di interesse.
"Il suo approccio sarebbe senza dubbio guidato dalla squadra economica di Obama/Biden, che si è dimostrata totalmente keynesiana nelle prospettive e nelle azioni", ha affermato. "Spendere ed espandere il bilancio pubblico senza tener conto del debito a lungo termine e delle implicazioni per il dollaro".
Secondo uno studio pubblicato il mese scorso dal Committee for a responsible federal budget, Trump aggiungerebbe 7,5 milioni di dollari al debito pubblico statunitense, mentre Harris ne aggiungerebbe 3,5 milioni.
L'ulteriore incognita del voto per il rinnovo del Congresso
Oltre a votare per il presidente la prossima settimana, i cittadini statunitensi voteranno anche per altre istituzioni, in particolare per chi vogliono al Congresso.
"Indipendentemente da chi vincerà le elezioni presidenziali, la composizione del Congresso avrà un'importanza significativa, in quanto determinerà quanto aggressivo potrà essere il programma fiscale del vincitore", ha dichiarato Ryan Sweet, capo economista statunitense di Oxford economics.
Se i democratici riusciranno a conquistare una forte maggioranza al Senato e alla Camera dei rappresentanti, potranno approvare più facilmente le leggi. In caso contrario, potrebbe verificarsi un lungo stallo politico.
In ogni caso un'eventuale vittoria di Harris potrebbe essere foriera di pochi cambiamenti per l'Europa, soprattutto rispetto a una vittoria di Trump.