Il Fmi rivede a ribasso le previsioni di crescita mondiale per il 2023, sarà al 2,8%

La direttrice generale del Fmi Kristalina Georgieva
La direttrice generale del Fmi Kristalina Georgieva Diritti d'autore Jose Luis Magana/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
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Di Euronews Agenzie:  AP
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Il Fondo monetario internazionale pubblica le previsioni di crescita per l'anno in corso ed abbassa le stime di 0,1% rispetto a gennaio; prevede che le principali potenze economiche eviteranno la recessione

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Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita per il 2023, ma si aspetta che le principali regioni economiche evitino la recessione, secondo i dati pubblicati martedì durante le riunioni di primavera.

Le prospettive dell'economia mondiale per quest'anno sono diminuite a causa dell'inflazione cronicamente elevata, dell'aumento dei tassi d'interesse e delle incertezze derivanti dal fallimento di due grandi banche americane, queste le principali cause secondo il Fmi.

L'istituto ora prevede una crescita globale del 2,8% nel 2023, in leggero calo rispetto alla precedente stima di gennaio (-0,1 punti percentuali), e del 3,0% nel 2024 (-0,1 punti percentuali). Migliora invece sensibilmente le previsioni per il biennio per quanto riguarda gli Stati Uniti, la cui economia dovrebbe crescere dell'1,6% nel 2023 (0,2 punti) e dell'1,1% nel 2024 (+0,1 punto).

Gli alti tassi di interesse indeboliscono la crescita

Il fondo ha affermato che la possibilità di un "atterraggio duro", in cui l'aumento dei tassi di interesse indebolisce la crescita tanto da causare una recessione, è "aumentata bruscamente", specialmente nei paesi più ricchi del mondo.

"L'inflazione è molto più vischiosa di quanto previsto anche pochi mesi fa", ha scritto Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista del Fmi, nell'ultimo World Economic Outlook del fondo.

Il Fmi, un'organizzazione di 190 paesi finanziatori, prevede un'inflazione globale del 7% quest'anno, in calo rispetto all'8,7% del 2022 ma in aumento rispetto alla previsione di gennaio del 6,6% per il 2023.

Il persistere di un'inflazione elevata costringerà probabilmente la Federal Reserve e le altre banche centrali a continuare ad alzare i tassi e a mantenerli più a lungo al livello massimo o quasi per contrastare l'impennata dei prezzi. Questi costi di prestito sempre più elevati dovrebbero indebolire la crescita economica e potenzialmente destabilizzare le banche che si sono affidate a tassi storicamente bassi.

Già ora, ha avvertito Gourinchas, l'aumento dei tassi "comincia ad avere seri effetti collaterali per il settore finanziario".

Il Fondo prevede una probabilità del 25% che la crescita globale scenda sotto il 2% nel 2023. Questo è accaduto solo cinque volte dal 1970, l'ultima volta quando la Covid-19 ha fatto deragliare il commercio globale nel 2020. E prevede anche una possibilità del 15% di uno "scenario negativo grave", spesso associato a una recessione globale, in cui la produzione economica mondiale per persona si ridurrebbe.

L'economia globale, avverte il Fondo nel rapporto di martedì, sta "entrando in una fase pericolosa in cui la crescita economica rimane bassa rispetto agli standard storici e i rischi finanziari sono aumentati, ma l'inflazione non ha ancora invertito decisamente la rotta".

Modesti miglioramenti alle economie di Stati Uniti ed Europa

Il Fondo monetario internazionale ha emesso un modesto aggiornamento delle economie degli Stati uniti e dell'Europa, che si sono dimostrate più resistenti del previsto anche in presenza di tassi di interesse molto più alti e dello shock dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.

L'istituto prevede che gli Stati Uniti, la più grande economia mondiale, cresceranno dell'1,6% quest'anno, in calo rispetto al 2,1% del 2022 ma in aumento rispetto all'espansione dell'1,4% che il Fmi aveva previsto a gennaio. Il solido mercato del lavoro statunitense ha sostenuto la spesa dei consumatori, nonostante l'aumento dei tassi di prestito per case, automobili e altri acquisti importanti.

Per i 20 Paesi che condividono l'euro, il Fmi prevede una crescita debole dello 0,8%. Ma anche questo segna un leggero miglioramento rispetto alle previsioni di gennaio. Sebbene l'Europa abbia sofferto per l'interruzione bellica del gas naturale russo, il clima sorprendentemente caldo ha ridotto la domanda di energia. Inoltre, altri Paesi, tra cui gli Stati uniti, sono stati più rapidi del previsto nel fornire gas naturale all'Europa in sostituzione di quello russo.

La Cina, la seconda economia mondiale, dovrebbe crescere del 5,2% quest'anno, senza variazioni rispetto alle previsioni del FMI di gennaio. La Cina si sta riprendendo dopo la fine di una politica draconiana di zero-COVID che aveva tenuto la gente a casa e frenato l'attività economica.

Nel Regno unito, dove l'inflazione a due cifre sta mettendo a dura prova i bilanci delle famiglie, si prevede una contrazione dell'economia dello 0,3% quest'anno. Ma anche questo è un miglioramento rispetto al calo dello 0,6% che il FMI aveva previsto a gennaio per la Gran bretagna.

Prospettive ridotte nei paesi in via di sviluppo

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Nel mondo in via di sviluppo, l'istituto internazionale ha ridotto le prospettive di crescita di India, America latina, Medio oriente, Africa subsahariana e dei Paesi europei meno sviluppati. L'economia dell'Ucraina, devastata dalla guerra, dovrebbe ridursi del 3%.

Negli ultimi tre anni l'economia mondiale ha subito uno shock dopo l'altro. Dapprima il Covid-19 ha portato il commercio mondiale a un quasi arresto nel 2020. Poi è arrivata una ripresa inaspettatamente forte, alimentata da ingenti aiuti pubblici, soprattutto negli Stati Uniti. Questa ripresa sorprendentemente forte, tuttavia, ha innescato una recrudescenza dell'inflazione, che si era aggravata dopo che l'invasione russa dell'Ucraina aveva fatto salire i prezzi dell'energia e del grano.

La Federal Reserve e le altre banche centrali hanno risposto alzando aggressivamente i tassi. L'inflazione si è attenuata, pur rimanendo ben al di sopra degli obiettivi delle banche centrali. L'inflazione è particolarmente intrattabile nel settore dei servizi, dove la carenza di lavoratori esercita una pressione al rialzo su salari e prezzi.

L'aumento dei tassi ha causato problemi al sistema finanziario, che si era abituato a tassi di interesse straordinariamente bassi.

Il 10 marzo, la Silicon Valley Bank è fallita dopo aver fatto una scommessa disastrosa sul calo dei tassi e aver assorbito pesanti perdite sul mercato obbligazionario, notizia che ha scatenato una corsa agli sportelli. Due giorni dopo, le autorità di regolamentazione hanno chiuso la Signature Bank di New York. I fallimenti sono stati il secondo e il terzo più grande nella storia degli Stati Uniti. Sulla scia di questi problemi, si prevede che le banche statunitensi ridurranno i prestiti, il che potrebbe danneggiare la crescita economica.

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