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Uber cede: in Gran Bretagna gli autisti diventano dipendenti

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Di Debora Gandini
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Salario minimo, ferie pagate e fondi pensioni. Alla fine i driver di Uber sono riusciti ad ottenere la qualifica di lavoratori parasubordinati. Una vittoria per i driver ma restano esclusi i rider di Uber eats che consegnano cibo a domicilio

Salario minimo, ferie pagate e iscrizione a un piano pensionistico. Il gigante del ride sharing Uber ha annunciato che ‘riclassificherà’ i suoi 70mila autisti britannici che forniscono il proprio servizio tramite l’app come lavoratori parasubordinati. Una decisione presa dopo la recente sentenza di terzo grado della Corte Suprema, arrivata meno di un mese fa.

Non godranno di tutti i benefit delle persone assunte ma è già un passo avanti per i lavoratori del colosso californiano. Le retribuzioni partiranno da una base di 8,72 sterline all’ora (10 euro circa). Tutti gli autisti avranno ferie pagate sulla base del 12,07% dei loro guadagni, con versamenti a cadenza bisettimanale. Questo adeguamento, che riguarda solo il Regno Unito, non comporterà un aumento delle tariffe per i clienti, spiega Uber. Intanto i sindacati restano sul piede di guerra denunciando che l’azienda non intende invece retribuire il periodo trascorso in attesa del passeggero non sarà retribuito.

Sarà mantenuta inoltre l’assicurazione gratuita in caso di malattia o infortunio, e i pagamenti per permessi di maternità o paternità, in vigore già dal 2018. Uber opera in 23 paesi in tutta Europa. Nel 2020 sono stati oltre 280 mila gli autisti che hanno effettuato corse tramite l’app e più di 370.000 i rider che hanno fornito prestazioni per Uber eats.

Le nuove modifiche nel Regno Unito valgono solo per il servizio taxi ma non per le attività di consegna di cibo a domicilio. Queste restano considerate come lavoro autonomo.

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