Cominciano a Parigi le udienze del processo a tre donne unitesi allo Stato Islamico e poi arrestate al rientro dalla Siria. Sono accusate di associazione terroristica, una corte d'assise speciale valuterà il ruolo da loro svolto nello Stato Islamico
Inizia questo lunedì il processo a tre revenantes, donne che hanno lasciato la Francia per vivere nel autoproclamato dallo Stato Islamico, tra la sua creazione nel 2014 tra Siria e Iraq fino alla sua caduta tra il 2017 e il 2019.
Un tribunale di Parigi dovrà valutare l'effettivo coinvolgimento delle imputate nei crimini commessi nello Stato Islamico, anche chiamato Califfato dai suoi sostenitori, e il loro ruolo nelle organizzazioni fondamentaliste che lo hanno creato e tenuto in vita.
Chi sono le "mogli dell'Isis" a processo in Francia?
La prima si chiama Jennyfer Clain, 34 anni, arrestata nel 2019 ed espulsa dalla Turchia in Francia. È la nipote di Fabien e Jean-Michel Clain, due jihadisti francesi unitisi allo Stato Islamico dopo essere stati indagati per atti di terrorismo in Francia tra cui l'attacco del Bataclan nel 2015, e morti in Siria nel 2019.
Christine Allain, di 67 anni, è invece un'ex insegnante di sostegno, convertitasi all'Islam e unitasi all'Isis. La terza è sua cognata, Mayalen Duhart , con cui ha lasciato la Francia nel 2014 per trasferirsi in Siria.
Le tre donne sono state arrestate nel 2019 nella provincia di Kilis, nel sud della Turchia in compagnia di nove minori tra i 3 e i 13 anni. Nel settembre di quell'anno sono state deportate in Francia, dove sono state rinviate a giudizio.
Dal 2010, si stima che più di 500 donne francesi si siano trasferite nello Stato Islamico. Alcune sono scomparse o sono state uccise, mentre altre sono ancora nei campi di prigionia nel nord-est della Siria, sotto supervisione curda, dopo la caduta del Califfato.
Di cosa sono accusate le tre donne dello Stato Islamico a Parigi?
Il reato contestato è di "associazione criminale terroristica ", che secondo una legge francese del 1996 prevede pene fino a 30 anni di carcere per i complici e l'ergastolo per i leader.
Tuttavia, il ruolo delle donne nello Stato Islamico non poteva essere di combattenti e dunque le imputate dovrebbero essersi limitate ad attività di supporto, seppur cruciali nella macchina della propaganda jihadista, come la riproduzione e l'educazione ideologica dei bambini oltre al supporto logistico ai miliziani.
La partenza per la Siria è stata il culmine di "un percorso iniziato circa dieci anni fa nell'ideologia salafita-jihadista", hanno scritto i magistrati della Procura nazionale antiterrorismo nella loro requisitoria, che Agence France Presse ha potuto consultare.
Le donne dovranno rispondere inoltre del fatto di avere messo la salute, la sicurezza, la morale e l'educazione dei loro figli portandoli o crescendoli in zone di guerra controllate da gruppi terroristici.
I cinque figli di Jennyfer Clain e i quattro di Mayalen Duhart sono rappresentati da SOS Victimes 93, un'associazione che sostiene i minori rimpatriati dalla Siria, aiutandoli a superare il trauma della guerra, dell'esilio e della vita nei campi di prigionia.
La sfida dell'accusa è dimostrare con certezza che le imputate non siano state vittime dell'indottrinamento ma membri attivi e consapevoli di un'impresa terroristica.