Curdi siriani chiedono un Tribunale Internazionale che processi i combattenti dell'Isis

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Di Euronews
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Oltre 10 mila combattenti, tra cui 2000 foreign fighters, sono detenuti nel Nord della Siria. I curdi siriani chiedono che si istituisca un Tribunale Internazionale che faccia giustizia. La Francia è accusata di trasferire in Iraq, dove vige la pena di morte, i foreign fighters.

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Al culmine del suo potere, l'Isis ha seminato terrore ben oltre i confini del cosiddetto Califfato. Ma pochi luoghi al mondo hanno conosciuto le atrocità che hanno dovuto subire gli abitanti della Federazione democratica della Siria del Nord, meglio noto come Rojava o Curdistan siriano. Questa regione del Paese, che dal 2012 rivendica l'autonomia da Damasco, ha subito per lungo tempo il giogo dell'Isis e oggi chiede giustizia.

"Chiediamo che si istituisca un Tribunale internazionale  - spiega Adulkarim Omar, responsabile delle relazioni internazionali dell'amministrazione curda -Perchè proprio qui? Perche l'Isis ha commesso qui le sue atrocità, qui ci sono le prove e anche i testimon".

Sono circa 10 mila i sospetti miliziani dell'Isis ad essere detenuti dalle autorità curde. Di questi, almeno 2000 sarebbero foreing fighters, cittadini di paesi occidentali partiti per combattere a fianco del Califfato. e che non hanno ancora trovato una corte in grado di giudicarli, dal momento che buona parte dei loro paesi di origine hanno rifiutato di farlo in patria.

Alcuni paesi, come il Belgio e la Francia, stanno negoziando con paesi terzi la possibilità di arrivare a un processo. Ma sembra che le trattative non siano andate a buon fine L'avvocato Nabil Boudi, legale rappresentante dei cittadini europei detenuti in Siria e accusati di legami con l'Isis, ha parlato di un vero e proprio fiasco. Boudi rappresenta anche Vianney Ouraghi, cittadino  francese che insieme ad altri 10 connazionali, sostiene l'avvocato, è stato trasferito illegalmente in Iraq con l'ok di Parigi. A Bagdad tutti e 11 sono stati condannati a morte. 

"Se il coinvolgimento della Francia nei trasferimenti di prigionieri dalla Siria a ll'Iraq sarà provato, Parigi rischia una condanna da parte dei tribunali internazionali ed europei, dal momento che ha firmato la convenzione internazionale contro la pena di morte in seno al Consiglio d'Europa. il che significa che non ha il diritto di trasferire propri cittadini verso paesi che praticano la tortura e riconoscono la pena capitale. 

Nel nord della Siria, tra i prigionieri accusati di aver fatto parte dell'Isis, le notizie corrono veloci.

"Dicono che ci trasferiranno in Iraq - ci raccontano, spaventate, queste donne, cittadine francesi e belghe, convinte che saranno le prossime a partire. "Ci hanno detto che  intendono mandarci in Iraq per farci condannare all'ergastolo - spiega una di loro - La Francia pagehrà l'Iraq perchè ci tenga li, loro non ci vogliono".

"A Parigi avrebbero preferito saperci tutte morte. Qui ci hanno spiegato che i francesi avrebbero preferito vederci morte insieme ai nostri figli".

Sono in molti qui a temere di restare intrappolati nel campo di prigionia, respinti da quesi PAesi a cui oggi si pentono di aver voltato le spalle.

Anelise Borges, inviata di Euronews nel nord della Siria, chiede alle ex combattenti dell'Isis se tornando indietro si comporterebbero in maniera diversa. Tornando indietro ti comportorteresti diversamente?

"Si, certo - risponde una di loro - non sarei mai venuta". "Puoi chiedere a chiunque qui, sono pochissimi quelli che sono orgogliosi di quello che hanno fatto - spiega un'altra donna del gruppo - Tutti hanno dovuto rimettere le cose nella giusta prospettiva. Per questo dico che queste persone non dovrebbero far paura a nessuno. Hanno vissuto e visto le cose direttamente, a differenza di chi è rimasto nei paesi di origine, sono loro forse, a dare un'immagine falsa della situazione".

"Quello che le persone non capiscono è che lo Stato Islamico è una cosa, noi siamo un'altra cosa, siamo noi stesse - sostiene un'altra donna - Sei d'accordo con tutto quello che fa il presidente francese? io credo che siano moltissime le scelte che lui fa che non piacciono alla gente".

Spetta adesso al Presidente Macron, e agli altri leader europei, decidere se mandare i prigionieri a processo e dove. Dovranno decidere se consentirgli di tornare di nuovo a casa , nei loro paesi, o no.

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