L'esercito israeliano ha dichiarato domenica che "pause tattiche" hanno permesso l'entrata di aiuti a Gaza. L'Onu conferma un centinaio di camion, sottolineando che sono del tutto insufficienti così come i pacchi sganciati dagli aerei. Trump: a Gaza segnali di "vera fame"
Durante l'incontro con il premier britannico Keir Starmer in Scozia, il presidente Usa Donald Trump ha annunciato la creazione di centri per la distribuzione di aiuti a Gaza. "Metteremo in piedi dei centri alimentari dove la gente potrà entrare liberamente, senza limiti. Non ci saranno recinzioni", ha dichiarato Trump, aggiungendo che a Gaza ci sono segnali che ci si trovi di fronte ad una situazione di "vera fame" e smentendo quanto detto poche ore prima.
Il presidente Usa non ha precisato chi gestirà le strutture né quando verranno aperte, ma ha ribadito che Washington "non può permettere che si muoia di fame a Gaza", insistendo sulla necessità di un maggiore accesso umanitario.
La denuncia dei palestinesi: gli aiuti arrivati non sono sufficienti
Palestinesi a Gaza denunciano che i pacchi di aiuti sganciati dal cielo da diversi Paesi e le decine di camion con beni di prima necessità, che sono entrati domenica nella Striscia, non sono sufficienti e in alcuni casi non hanno neanche raggiunto la popolazione.
"Non abbiamo visto aiuti né via terra né via aria né da nessun'altra parte", ha detto Maryam Yahya, una donna sfollata di Rafah che vive a Zawaida, nel centro del territorio palestinese.
"Siamo qui, seduti lungo la strada, senza ricevere nulla e senza che nulla ci arrivi. Siamo seduti nelle tende come mendicanti, in attesa di un chilo di farina, e nessuno ce lo porta", ha aggiunto la donna.
Israele ha attuato "pause tattiche" giornaliere di 10 ore in tre aree di Gaza per consentire un accesso umanitario limitato, in seguito alla preoccupazione internazionale davanti al crescente numero di morti per fame.
Le Forze di Difesa israeliane (l'esercito, noto anche nel suo acronimo inglese, Idf) hanno dichiarato che domenica sono stati sganciati dal cielo a Gaza 28 pacchi di aiuti contenenti cibo e che saranno messe in atto ulteriori misure per stabilire percorsi sicuri.
Parte degli aiuti paracadutati sono finiti però in zone non accessibili e questo tipo di consegna già in passato ha ucciso persone sul terreno.
Le Nazioni Unite hanno parlato di almeno 100 camion consegnati dichiarando tuttavia che servirebbero molti più carichi e corridoi umanitari affidabili per una fornitura su larga scala invece di queste pause temporanee.
Senza contare i bombardamenti ripresi lunedì mattina e che hanno causato decine di vittime nella zona di Khan Younis e Deir al-Balah, secondo l'agenzia palestinese Wafa, dopo la sessantina di decessi di domenica, la metà tra gente che cercava aiuti. Lunedì un altro bambino è morto di fame, aggiungendosi a oltre 140 palestinesi finora deceduti per gli stenti.
"Un tempo ricevevamo aiuti dall'Unrwa (l'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente). Ora non ce li danno più. Se li avessero consegnati all'Unrwa, li avrebbero portati a noi. Quando l'Unrwa ci consegnava (gli aiuti), non ci mancava mai nulla", ha detto Yahya.
L'Unrwa opera su scala limitata a Gaza, dopo il bando imposto da Israele, e così ormai altre agenzie dell'Onu come il Programma alimentare mondiale, che ha ricordato di avere cibo sufficiente per tre mesi per la popolazione di Gaza, di cui un terzo non mangia da giorni, ma che Israele li tieni fermi ai valichi.
"Gli aiuti vengono consegnati per via aerea. Le persone temono di uscire dalla tenda e che una scatola cada sui loro figli", ha detto Ahmed Al-Sumairi, un palestinese di Khan Younis ora sfollato nella zona centrale di Gaza.
"Molti sono morti a causa della caduta degli aiuti sulle tende. Sul terreno, non c'è nessun cessate il fuoco... La situazione rimane la stessa: assedio, niente cibo o bevande", prosegue Al-Sumairi.
"Lo chiamano "cessate il fuoco temporaneo", ma noi non lo vediamo come un cessate il fuoco temporaneo. Vediamo bombardamenti ovunque", aggiunge un altro sfollato da Khano Younis, Mohammed Al-Sumairi, anche lui ora rifugiato in una tenda a Zawaida.
Per Netanyahu la popolazione di Gaza non sta morendo di fame
Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha dichiarato che Israele consentirà l'ingresso di aiuti "minimi" a Gaza, dopo che le immagini di bambini emaciati hanno alimentato le critiche contro Israele e sollecitato i suoi alleati a chiedere la fine della guerra.
"Non c'è alcuna politica della fame a Gaza, e non c'è fame a Gaza", ha sostenuto sabato sera Netanyahu, intervenendo ad una conferenza cristiana a Gerusalemme accusando Hamas di intercettare i rifornimenti e poi "accusare Israele di non fornirli", senza tuttavia fornirne prove.
Il nuovo leader del movimento armato palestinese, Khalil al Hayya, ha dichiarato invece che "l'invio immediato e dignitoso di cibo e aiuti umanitari al nostro popolo è la vera espressione della fattibilità di proseguire i negoziati", sospesi nonostante Hamas abbia "risposto ai mediatori in ogni fase" e "concordato con quanto ci hanno offerto i mediatori", ha aggiunto al Hayya.
I Paesi europei hanno aumentato la pressione su Israele con vari annunci e dichiarazioni, senza tuttavia ancora prendere decisioni concrete in merito.
Quanto all'imbarcazione della Freedom Flotilla bloccata in acque internazionali sabato, 11 dei 21 attivisti stranieri a bordo della nave Handala della Freedom Flotilla. Secondo un'organizzazione per i diritti palestinese, Adalah, cinque di loro (l'italiano Antonio Mazzeo, la parlamentare francese Gabrielle Cathala) hanno accettato di essere deportati da Israele, mentre due con doppio passaporto israeliano e statunitense sono stati interrogati e rilasciati.
Gli altri - tra cui un secondo cittadino italiano, Antonio La Picirella, un'eurodeputata francese, Emma Forreau, e due giornalisti di Al Jazeera, sono in custodia in attesa di processo.