Il quotidiano israeliano Haaretz ha rivelato che la maggior parte dei soldati che si suicidano appartiene alle forze di riserva che partecipano al servizio attivo
Continuano gli allarmanti indicatori del deterioramento dello stato psicologico dei soldati israeliani, con tre suicidi registrati in soli dieci giorni. Erano tutti soldati che avevano combattuto nella guerra contro Gaza.
Il Canale 12 israeliano ha riferito che un soldato della Brigata Nahal si è suicidato lunedì mattina in una base militare sulle Alture del Golan, diventando così il terzo soldato a porre fine alla propria vita in meno di due settimane.
Il quotidiano israeliano, Yediot Aharonot, ha riferito che il soldato ha prestato servizio a Gaza per più di un anno, mentre un altro soldato della brigata Golani si è sparato all'interno della base Sde Teman nel deserto del Negev, dopo avere subito un'indagine condotta dalla polizia militare, in seguito alla quale ha deciso di ritirare la sua arma personale, ma è poi riuscito a usare l'arma del suo compagno per suicidarsi.
Il sito web Walla ha riportato anche un terzo caso di un soldato che si è suicidato durante la stessa settimana, dopo mesi di sofferenza psicologica legata alla guerra di Gaza e del Libano e alle dure scene che l'hanno accompagnata.
Secondo i media israeliani, sono almeno 44 i soldati che si sono suicidati dall'inizio della guerra a Gaza, il 7 ottobre 2023, tutti affetti da disturbi psicologici derivanti dalla partecipazione ai combattimenti.
Indicatori sul campo del deterioramento dello stato psicologico dei soldati a Gaza
Il quotidiano israeliano Haaretz ha riferito che il fenomeno del suicidio dei soldati è in aumento rispetto agli anni precedenti. Secondo il giornale, quindici soldati si sono suicidati dall'inizio del 2025, rispetto ai 21 casi dell'intero anno 2024.
La maggior parte dei soldati che si sono suicidati sono riservisti attivi e una grande percentuale di loro ha vissuto situazioni traumatiche durante i combattimenti che hanno gravemente compromesso la loro salute mentale.
Nello stesso contesto, l'esercito israeliano soffre di una crisi di personale, che ha spinto i suoi vertici ad adottare misure eccezionali, tra cui il coinvolgimento di unità d'élite e di commando nello svolgimento di missioni tradizionali sul campo che non sono commisurate alla natura del loro addestramento.
In particolare, la 98esima Divisione paracadutisti, che comprende unità di commando, ha fatto ricorso all'esecuzione di missioni di fanteria sul terreno, nonostante la mancanza della necessaria preparazione, il che si riflette negativamente sulle prestazioni sul campo.
Il Canale 12 israeliano ha citato testimonianze di soldati che hanno confermato che il loro comando sta negoziando con loro per estendere il servizio militare per un altro anno, in mezzo a lunghe operazioni che a volte si protraggono per più di dodici ore al giorno. Questi sviluppi hanno portato diversi soldati a rifiutarsi di tornare a combattere, il che ha portato all'incarcerazione di alcuni di loro.
Crisi strutturale nel reclutamento e morale basso nell'esercito israeliano
L'Istituto israeliano per gli studi sulla sicurezza nazionale ha avvertito che l'esercito sta affrontando una delle più gravi crisi di personale mai avute. Secondo l'istituto, l'esercito ha bisogno di decine di migliaia di soldati alla luce del continuo logoramento su più fronti.
Un sondaggio condotto dall'istituto ha mostrato che il 71 per cento degli israeliani ritiene che l'esenzione degli ebrei Haredi dal servizio militare indebolisca la motivazione a prestare servizio, mentre il 42 per cento ritiene che tale esenzione influisca sulla volontà di incoraggiare i propri figli ad arruolarsi nell'esercito.
La crisi si riflette anche nella struttura del servizio militare, in quanto l'establishment cerca di estendere i periodi di reclutamento e di mantenere i soldati in servizio il più a lungo possibile, esacerbando i sentimenti di logoramento e insoddisfazione dei soldati.
Alla luce di questa realtà, l'esercito dello Stato ebraico ha sempre più difficoltà a imporre il suo effettivo controllo sul terreno, soprattutto alla luce della vasta area geografica su cui cerca di estendere la sua autorità e della necessità di un ampio dispiegamento di terra per garantire questo controllo.
Secondo la Radio dell'Esercito israeliano, il numero di soldati uccisi dall'inizio della guerra ha superato gli 890, mentre il numero di feriti ha superato i 10mila. Il Canale 12 israeliano ha rivelato che circa 20mila soldati soffrono di sintomi di stress post-traumatico, riflettendo l'entità della crisi psicologica all'interno dell'esercito.