Washington non ha ancora riaperto formalmente la sua ambasciata in Siria, chiusa nel 2012 dopo che le proteste contro il governo del presidente Bashar al Assad erano state accolte con una brutale repressione, dando il via alla guerra civile
Giovedì la bandiera degli Stati Uniti è stata issata all'esterno della residenza dell'ambasciatore statunitense nella capitale siriana Damasco, segnale di una riapertura dopo 13 anni.
Sebbene gli Stati Uniti non abbiano ancora riaperto ufficialmente la loro ambasciata in Siria, chiusa nel 2012 allo scoppio della guerra civile, questa mossa rappresenta un significativo miglioramento delle relazioni tra Washington e Damasco.
L'ambasciatore statunitense in Turchia, Tom Barrack, nominato anche inviato speciale in Siria, si è recato a Damasco per inaugurare la residenza.
Durante la sua visita Barrack ha incontrato il presidente ad interim siriano Ahmad al Sharaa e ha assistito alla firma di un accordo tra aziende qatariote, turche e statunitensi per lo sviluppo di un progetto energetico da cinquemila megawatt per rivitalizzare gran parte della rete elettrica della Siria, devastata dalla guerra.
Un consorzio guidato dalla Ucc concession investments del Qatar, insieme a Power international Usa e alle turche Kalyon Ges enerji yatirimlari e Cengiz enerji, svilupperà quattro turbine a gas a ciclo combinato con una capacità di generazione totale stimata in circa quattromila megawatt e una centrale solare da mille megawatt.
"Una volta completati, questi progetti dovrebbero fornire oltre il 50 per cento del fabbisogno elettrico del Paese", ha dichiarato Ucc in un comunicato.
L'inaspettato appoggio di Trump al nuovo governo siriano
Inizialmente Washington era diffidente nei confronti dei nuovi leader siriani, guidati da Ahmad al Sharaa, l'ex leader di un gruppo di insorti islamisti che gli Stati Uniti ancora annoverano tra le organizzazioni terroristiche.
Tuttavia, nelle ultime settimane l'amministrazione Trump, incoraggiata dagli alleati regionali, Arabia Saudita e Turchia, ha mostrato una crescente apertura verso il nuovo governo siriano.
All'inizio del mese, durante il primo tour in Medio Oriente del suo secondo mandato, Trump ha tenuto un incontro a sorpresa con al Sharaa a Riyadh. Dopo il colloquio, il presidente Usa ha annunciato la revoca di decenni di sanzioni imposte alla Siria sotto il regime degli al Assad.
Parlando alla cerimonia di celebrazione della firma degli accordi energetici, Barrack ha elogiato la "decisione coraggiosa" di revocare le sanzioni e ha detto che la mossa arriva senza "nessuna condizione, nessun requisito".
C'è solo "una semplice aspettativa e questa aspettativa siede dietro di me, l'allineamento di questi fantastici Paesi", ha detto, riferendosi alle bandiere di Stati Uniti, Qatar, Turchia e Siria.
Giovedì il dipartimento di Stato statunitense ha pubblicato su X una dichiarazione attribuita a Trump che annunciava la nomina di Barrack a inviato speciale in Siria.
"Tom è consapevole che c'è un grande potenziale nel lavorare con la Siria per fermare il radicalismo, migliorare le relazioni e garantire la pace in Medio Oriente. Insieme, renderemo l'America, e il mondo, sicuri di nuovo!", si legge nella dichiarazione.
In risposta, Barrack ha elogiato Trump in un post su X per la sua "visione audace, che consente a una regione storicamente ricca, a lungo oppressa, di reclamare il proprio destino attraverso l'autodeterminazione".