Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu lancia un allarme sulla crisi a Gaza: oltre 52.000 morti palestinesi, situazione umanitaria disastrosa e il rischio concreto del fallimento della soluzione a due Stati. Guterres chiede azioni urgenti
Martedì il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito per discutere l’escalation del conflitto in Medio Oriente, con particolare attenzione alla drammatica situazione nella Striscia di Gaza.
Il vertice è avvenuto in un clima teso, dopo che Israele ha intensificato le sue operazioni militari in seguito alla rottura della tregua stabilita il 18 marzo.
I numeri della crisi sono scioccanti: oltre 2.200 palestinesi sono stati uccisi negli ultimi giorni, con più di 5.800 feriti. Le autorità locali e le agenzie umanitarie parlano di un disastro umanitario senza precedenti, con 2,1 milioni di persone intrappolate sotto un blocco che impedisce l’ingresso di cibo, carburante e medicinali.
Guterres: “Il punto di non ritorno è vicino"
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha presenziato alla sessione a New York, lanciando un monito chiaro: “La soluzione dei due Stati è vicina a un punto di non ritorno. La comunità internazionale ha il dovere morale e politico di impedire un’occupazione perpetua e la prosecuzione della violenza”.
Le parole di Guterres arrivano a meno di 24 ore dall’apertura delle udienze della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia sul blocco imposto a Gaza. Il capo delle Nazioni Unite ha invocato azioni concrete e irreversibili da parte degli Stati membri, denunciando l'inazione della comunità internazionale: “Non permettete agli estremisti di seppellire quel poco che resta del processo di pace”.
Gaza isolata e stremata: “La popolazione privata di aiuti salvavita”
La condizione umanitaria nella Striscia di Gaza peggiora di giorno in giorno. Secondo Guterres, Israele sta bloccando da settimane l’ingresso di generi di prima necessità, aggravando ulteriormente le sofferenze dei civili.
“La situazione è al di là di ogni immaginazione. Oltre 2 milioni di persone sono private di cibo, medicinali e forniture vitali, mentre il mondo resta a guardare”, ha dichiarato.
Le Nazioni Unite ribadiscono che ogni tentativo di ridurre il territorio di Gaza o modificarne la composizione demografica va contro il diritto internazionale. “Gaza deve restare parte integrante di uno Stato palestinese futuro”, ha sottolineato il Segretario.
Riyad Mansour: “Netanyahu delirante, la soluzione a due Stati non è una minaccia per Israele”
Anche l’ambasciatore palestinese all’Onu, Riyad Mansour, è intervenuto con parole forti contro il premier israeliano Netanyahu, che aveva definito “distruttiva” l’idea di uno Stato palestinese. “È un’assurdità pensare che uno Stato palestinese significhi la fine di Israele. Stiamo semplicemente chiedendo l’applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite”, ha affermato.
Mansour ha anche espresso apprezzamento per il crescente impegno diplomatico da parte degli Stati Uniti, dell’Egitto e del Qatar nel tentativo di riportare il cessate il fuoco: “Speriamo che la pressione internazionale sia sufficiente a far cessare le ostilità e a salvare vite umane”.
Il bilancio della guerra: oltre 52.000 palestinesi uccisi, 850 soldati israeliani morti
Secondo i dati più recenti forniti dal ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, il bilancio totale delle vittime palestinesi dall’inizio del conflitto supera quota 52.000, con una netta prevalenza di donne e bambini.
Gli attacchi aerei israeliani hanno colpito sia nel nord che nel sud della Striscia, uccidendo almeno 51 persone solo nelle ultime 24 ore.
Il conflitto è scoppiato il 7 ottobre 2023, quando un attacco di Hamas nel sud di Israele causò la morte di circa 1.200 persone e il rapimento di 251 ostaggi. Attualmente, 59 di questi sarebbero ancora in mano ai miliziani. Le forze armate israeliane, dal canto loro, hanno perso circa 850 soldati dall'inizio delle operazioni.