Un’analisi pubblicata dalla rivista The National Interest sostiene che ottenere l’arma nucleare non risolverebbe i problemi di deterrenza dell’Iran. Al contrario, lo trascinerebbe in una corsa agli armamenti che non è in grado di vincere, aggravando la sua vulnerabilità strategica
La rivista The National Interest ha analizzato il tema della deterrenza nucleare dell’Iran, sostenendo che il possesso della bomba atomica non risolverebbe i suoi problemi, ma lo inserirebbe in una competizione militare che non può permettersi.
Avere la bomba fornirebbe all’Iran solo uno strumento deterrente per situazioni di massima tensione, mentre le sue sfide strategiche si estendono a tutti i livelli della cosiddetta "scala dell’escalation", non solo al vertice.
All’interno dell’Iran esistono opinioni differenti sul nucleare: dalla costruzione completa della bomba alla revisione della dottrina nucleare e alla revoca della fatwa che proibisce l’uso di armi nucleari, fino all'arricchimento al livello militare e alla ricerca avanzata. Tutte opzioni pensate per aumentare la capacità deterrente.
La teoria di Kenneth Waltz
Alcuni sostenitori citano la teoria di Kenneth Waltz, secondo cui la proliferazione nucleare in Medio Oriente potrebbe portare stabilità, se la bomba iraniana facesse da contrappeso a quella israeliana. Da questa prospettiva, l’interesse dell’Iran per l’atomica appare razionale.
Tuttavia, il vero punto cruciale non è se l’Iran possa arrivare rapidamente alla bomba senza provocare un attacco israeliano o americano, ma cosa succederebbe dopo. Quel giorno segnerà l’inizio dell’ingresso dell’Iran in un mondo di deterrenza nucleare: non una destinazione, ma un nuovo campo di competizione, nel quale l’Iran è in posizione svantaggiata.
La logica della deterrenza è semplice: se lanci una bomba atomica, riceverai una risposta nucleare. Usare davvero l’arma significherebbe per la Repubblica Islamica firmare la propria condanna a morte. Per essere credibile, la deterrenza dovrebbe convincere i nemici che l’Iran è disposto ad agire in modo irrazionale o che attribuisce al conflitto valori superiori alla propria sopravvivenza. Altrimenti, le minacce nucleari rischiano di essere viste come bluff.
In un certo senso, l’Iran ha un vantaggio: alcuni dei suoi nemici lo considerano irrazionale, anche a causa della sua ideologia religiosa. Alcuni leader si esprimono in modo che appare fanatico o insensato, e la politica estera iraniana – ad esempio l’ostilità verso Israele, con cui non condivide nemmeno un confine – talvolta non sembra logica.
Ma un’analisi più attenta mostra che l’Iran agisce spesso in modo calcolato. Dopo l’uccisione del generale Qassem Soleimani, la risposta iraniana è stata misurata. Inoltre, se davvero la religione fosse la guida assoluta, perché l’Iran si è ritirato dalla difesa dei luoghi sacri sciiti in Siria, evitando scontri mortali?
Il programma nucleare iraniano negli anni
L’Iran ha sempre cercato di mantenere il programma nucleare al di sotto delle "linee rosse" che potrebbero scatenare un attacco. All'interno del regime, alcune voci si dicono insoddisfatte di questa cautela.
L’Iran potrebbe cercare di apparire più imprevedibile, ad esempio rafforzando i pulpiti estremisti del venerdì o scegliendo una leadership meno prevedibile. Ma queste misure sono limitate. Le decisioni vere devono comunque essere prese, e se risultano razionali, allora la deterrenza "irrazionale" fallisce.
Un altro pilastro della deterrenza è far credere al nemico che l’Iran preferirebbe morire piuttosto che cedere. Ma questo è difficile da dimostrare, soprattutto perché esistono sempre alternative. Bashar al Assad, ad esempio, ha lasciato Damasco pur di non usare di nuovo armi chimiche. Anche l’Iran ha subito colpi gravi senza rispondere in modo diretto a Israele o agli Stati Uniti.
Qui inizia il vero gioco della deterrenza: per essere efficace, servono arsenali, dottrine, segnali concreti che convincano il nemico della reale possibilità d’uso. Questo richiede una competizione costosa e rischiosa, in cui l’Iran non è in grado di tenere testa a potenze più avanzate.
Il problema di fondo è che la debolezza iraniana non è solo all'apice dell’escalation, ma in ogni suo step. Avere la bomba non colmerebbe queste lacune. Le offensive iraniane sono spesso vaghe, con preavvisi, e con capacità limitate rispetto a quelle israeliane.
Avere un'arma nucleare non equivale a poterla usare
I missili balistici sono il principale strumento militare iraniano. Ma i due recenti attacchi missilistici a Israele hanno causato una sola vittima: un palestinese. Di fronte alla precisione israeliana, la risposta iraniana è apparsa debole. I leader hanno promesso ritorsioni, ma dopo mesi nulla è accaduto.
In caso di guerra totale, la bomba potrebbe funzionare da deterrente contro un cambio di regime. Ma contro attacchi limitati o graduali, la minaccia della distruzione reciproca non è efficace.
Peggio ancora, avere la bomba non equivale a poterla usare. Anche se l’Iran costruisse una bomba trasportabile, gli avversari potrebbero intercettarla. Israele e gli Stati Uniti hanno capacità difensive avanzate. In passato, Israele ha più volte violato la sicurezza del programma nucleare iraniano. Potrebbero sabotare missili, colpire basi di lancio o impedirne l’uso con attacchi preventivi.
La Repubblica Islamica soffre di corruzione, impopolarità e debolezza economica, tutti fattori che la rendono vulnerabile allo spionaggio. Gli Stati Uniti e Israele resteranno tecnologicamente superiori.
L’Iran potrebbe cercare di rafforzare la sicurezza, ad esempio rendendo più opaca la propria struttura di comando, o delegando l’ordine di lancio a livelli inferiori. Ma ciò aumenterebbe il rischio di furto delle testate o guerre nucleari accidentali.
Potrebbe anche sviluppare missili capaci di superare le difese. Già lo sta facendo con quelli convenzionali. Ma un programma nucleare esigerebbe uno sforzo molto più grande, in una corsa dispendiosa e pericolosa contro avversari meglio equipaggiati.
Nei primi anni, l’Iran avrebbe poche testate. Dovrebbe riuscire a colpire obiettivi con quelle poche. Potrebbe tentare di confondere il nemico nascondendole tra missili convenzionali, ma Israele o gli Usa potrebbero identificare le basi di lancio principali e colpirle in anticipo.
Potrebbero persino usare armi nucleari per distruggere quelle basi, aumentando il rischio di guerra nucleare accidentale. Tutte le potenze nucleari conoscono bene queste pressioni: per questo investono in radar, basi mobili, piattaforme ridondanti.
Ma questo tipo di competizione ha una sua logica spietata: ogni mossa provoca una contromossa. Il ciclo continua, costoso e infinito, consumando risorse militari ed economiche. L’Iran sarà disposto a sacrificare il resto del proprio esercito per la bomba?
E non è detto che tutto funzioni.
Gli altri programmi nucleari
Un buon esempio è il Regno Unito. I suoi programmi di potenziamento nucleare hanno avuto esiti alterni. Lo Skybolt fallì e causò una crisi politica, il programma Chevaline ebbe successo, ma a costi molto superiori del previsto. È questo il tipo di gara in cui si inserirebbe l’Iran.
In più, Londra aveva l’appoggio degli Stati Uniti. L’Iran forse guarda alla Russia, ma i rapporti tra Teheran e Mosca sono molto più deboli. La cooperazione potrebbe non essere realistica o sostenibile. E la Russia potrebbe barattare questa collaborazione con concessioni americane.
Le opzioni attuali dell’Iran rappresentano solo i primi passi in una corsa agli armamenti. Una bomba non trasportabile sarebbe un deterrente debole. Uscire dal Trattato di Non Proliferazione (Tnp) renderebbe più legittimo un attacco contro l’Iran. Gli Stati Uniti non hanno mai escluso l’uso dell’atomica contro Paesi non nucleari.
Il momento più pericoloso per l’Iran sarebbe proprio quello in cui dispone di una bomba, ma ancora inutilizzabile. In quel momento, un attacco preventivo israeliano sarebbe più probabile, e molti Paesi occidentali e regionali sarebbero in silenzio soddisfatti.
Israele ha già colpito impianti nucleari in passato, in Siria (2007) e in Iraq (1981). Una bomba non operativa non solo non è un deterrente, ma aumenta il rischio di attacco.
Raggiungere la bomba porterebbe l'Iran verso una corsa che non risolve i suoi problemi di deterrenza e che rischia di danneggiare gravemente anche sé stesso. Un Iran nucleare non sarebbe solo una minaccia per il mondo: sarebbe un pericolo anche per l’Iran stesso.