I palestinesi della Striscia di Gaza temono che la decisione di Israele di bloccare l'ingresso di cibo e altri aiuti possa peggiorare la già gravissima crisi umanitaria in corso nella Striscia
Domenica Israele ha annunciato che avrebbe bloccato l'ingresso di cibo e altri aiuti umanitari a Gaza, una mossa che, secondo i palestinesi e la comunità internazionale, è destinata a peggiorare le già terribili condizioni umanitarie nella Striscia.
"La chiusura dei valichi renderà la situazione peggiore di quella attuale. La nostra situazione non è buona quando i valichi sono aperti, quindi cosa succederà se chiuderanno le frontiere?", ha affermato Yahya Al-Sharif, uno sfollato palestinese a Rafah. "Le cose peggioreranno".
"Questa è una decisione da genocidio. Le organizzazioni per i diritti umani nel mondo ci guardano", ha detto Mohammed Abu Shalhoub, anche lui sfollato da Rafah.
La prima fase del cessate il fuoco è stata contraddistinta da un aumento nell'arrivo degli aiuti umanitari dopo mesi di blocco totale delle frontiere.
La comunità internazionale condanna Israele
Le Nazioni Unite e altri gruppi umanitari hanno criticato la decisione di Israele di bloccare ulteriori forniture, lanciando l'allarme sul fatto che gli aiuti forniti sono già insufficienti, data l'entità della crisi umanitaria.
Il capo delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari, Tom Fletcher, ha definito la decisione di Israele "allarmante", osservando che il diritto umanitario internazionale stabilisce chiaramente che l'accesso agli aiuti deve essere consentito.
Hamas ha accusato Israele di cercare di far deragliare la prossima fase del cessate il fuoco e ha definito la decisione di tagliare gli aiuti "un crimine di guerra e un palese attacco" alla tregua cominciata a gennaio.
Anche i mediatori, Egitto e Qatar, hanno accusato Israele di aver violato l'accordo di cessate il fuoco e il diritto umanitario internazionale usando la fame come arma.
Israele-Hamas: in bilico il cessate il fuoco
La prima fase del cessate il fuoco in tre parti si è conclusa domenica, mentre i colloqui sulla seconda fase, più complessa e che prevede il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia, sarebbero già dovuti cominciare ma non sono ancora partiti.
Israele ha dichiarato che la decisione di tagliare le forniture è una risposta al rifiuto di Hamas di accettare un'estensione temporanea della prima fase fuoco fino a metà aprile.
Tel Aviv ha indicato che la proposta è stata suggerita dall'inviato del presidente Usa Donald Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, che non ha commentato pubblicamente la decisione di Israele di interrompere le forniture.
Se al termine di questo periodo i negoziati dovessero giungere a un punto morto, Israele si riserverebbe il diritto di tornare in guerra.
Secondo la proposta, Hamas rilascerebbe la metà dei 59 ostaggi israeliani che ancora detiene il primo giorno e il resto quando verrà raggiunto un accordo per un cessate il fuoco permanente.
Hamas ha insistito che i colloqui per avviare la seconda fase del cessate il fuoco, più complessa, dovrebbero cominciare immediatamente.
Dall'inizio della guerra sono morti almeno 48mila palestinesi, in prevalenza donne e bambini. La sussistenza dei circa due milioni di abitanti di Gaza dipende interamente dagli aiuti internazionali.