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Mafia, centinaia di arresti a Palermo. La premier Meloni: "Lo Stato c'è e non arretra"

Un poliziotto davanti a un murales che ritrae il boss Matteo Messina Denaro, 24 aprile 2008, Palermo, Italia
Un poliziotto davanti a un murales che ritrae il boss Matteo Messina Denaro, 24 aprile 2008, Palermo, Italia Diritti d'autore  Alessandro Fucarini/AP2008
Diritti d'autore Alessandro Fucarini/AP2008
Di Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Sono più di 180 le misure cautelari eseguite martedì a Palermo, in Sicilia, in una grande operazione contro la mafia. Decine di parenti fuori dalla caserma dove sono stati portati gli arrestati

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Maxi operazione antimafia dei carabinieri del Comando Provinciale di Palermo che dalle prime luci dell'alba hanno eseguito 183 provvedimenti restrittivi, tra ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip e fermi disposti dalla Procura.

L'operazione ha l'obiettivo di "disarticolare i mandamenti mafiosi" della città di Palermo e provincia, in particolare quelli di Porta Nuova, Pagliarelli, Tommaso Natale-San Lorenzo, Santa Maria del Gesù e Bagheria, si legge in una nota delle autorità.

Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d'azzardo, e altri crimini.

Il post di Meloni su X

Le dichiarazioni della presidente Meloni sugli arresti a Palermo

"Operazione straordinaria dei Carabinieri del comando provinciale di Palermo. Un risultato che conferma l'impegno incessante dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata", ha scritto Giorgia Meloni su X.

"Un segnale chiaro: la criminalità organizzata è alle strette, la lotta alla mafia non si ferma", ha aggiunto la premier italiana, "la mafia va sconfitta con determinazione e senza alcun compromesso. Lo Stato c’è e non arretra".

Operazione anti mafia a Palermo: decine di parenti indagati fuori dalla caserma

Decine di persone, per lo più parenti delle 180 persone arrestate nel blitz antimafia, si sono posizionate davanti all'ingresso della caserma dei Carabinieri Carini di Palermo in attesa di salutare i propri cari.

L'inchiesta ha svelato l'organigramma delle principali famiglie, gli affari dei clan e l'ennesimo tentativo di Cosa nostra di ricostituire la Cupola provinciale e di reagire alla repressione che negli ultimi anni ha portato in cella migliaia di persone.

Alcune delle intercettazioni eseguite dagli investigatori rivelano anche una certa nostalgia nei confronti della Cosa nostra di un tempo.

"Il livello è basso oggi, arrestano a uno e si fa pentito; arrestano un altro. Livello misero, basso, ma di che cosa stiamo parlando?", dice in una registrazione il capomafia di Brancaccio Giancarlo Romano, non sapendo di essere intercettato "Io spero sempre nel futuro, in tutta Palermo, da noi, spero nel futuro di chi sarà il più giovane".

"A scuola te ne devi andare. Conoscerai dottori, avvocati, quelli che hanno comandato l'Italia, l'Europa. Per dire quando si parla dei massoni, sono gente con certi ideali ma messi nei posti più importanti", preseseguiva Romano riferendosi al potere politico detenuto dalle cosche mafiose in passato, "se tu guardi 'Il Padrino', il legame che aveva, non era il capo assoluto, lui è molto influente per il potere che si è costruito a livello politico nei grossi ambienti. Noi che cosa possiamo fare?".

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