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Roma, c'è l'ombra della mafia cinese dietro un duplice omicidio al Pigneto

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Carabinieri Diritti d'autore  (AP Photo/Gregorio Borgia)
Diritti d'autore (AP Photo/Gregorio Borgia)
Di Marco Fazzini
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Potrebbe essere un regolamento di conti la ragione dietro l'esecuzione di una coppia di cittadini cinesi coinvolti nella "Guerra delle grucce" del distretto tessile di Prato

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Potrebbe esserci un regolamento di conti della mafia cinese dietro il duplice omicidio avvenuto a Roma nella tarda serata di lunedì 14 aprile. È l’ipotesi avanzata dagli inquirenti, dopo il ritrovamento dei corpi di una coppia di cittadini cinesi residenti nella capitale ma legati al distretto tessile di Prato.

Il centro toscano, il più grande d’Europa, è da tempo sotto l’occhio degli investigatori a causa delle infiltrazioni della criminalità organizzata cinese su più fronti. Tra questi anche quello della logistica, con diversi clan coinvolti nella cosiddetta "Guerra delle grucce" per spartirsi un business che vale decine di milioni di euro ogni anno.

In questo settore era impegnato anche Zhang Dayong, 53 anni. Lui e la moglie Gong Xiaoqing, 38 anni, sono le vittime di quella che viene considerata un’esecuzione in stile mafioso. Intorno alle 23:00 di lunedì, mentre tornavano a casa in via Prenestina, a ridosso del quartiere Pigneto, sono stati colpiti da due colpi alla testa. Dopo gli spari, il killer ha fatto perdere le tracce allontanandosi a piedi.

L’esecuzione potrebbe essere una vendetta

Secondo gli inquirenti pratesi, il duplice omicidio potrebbe essere una vendetta scaturita del contesto della criminalità cinese in Italia. L’uomo ucciso, soprannominato Asheng, era stato uno dei principali imputati nell’inchiesta "China Truck" del 2018, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Firenze, sul business della logistica che ruota attorno al distretto tessile di Prato.

L’inchiesta svelò la presenza in Toscana di figure della mafia cinese ritenute apicali per tutta l’organizzazione europea, seppur legate ai clan della madrepatria.

Lo stesso Zhang Dayong era un elemento di spicco del crimine orientale in distacco in Italia. Accusato di associazione a delinquere nell’inchiesta di Firenze e con precedenti per aggressioni e porto illegale di armi da fuoco, era uno dei più stretti collaboratori del boss Zhang Naizhong, al vertice dell’organizzazione che adesso appare sotto attacco.

Il trasferimento a Roma per scampare alla "guerra delle grucce"

L’inasprirsi delle violenze negli ultimi anni, ha spinto il boss Zhang Naizhong, che secondo la Dda "coordina e dirige tutte le attività illecite messe in atto dagli affiliati non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania e Spagna" a ritirarsi a Roma insieme al figlio e ai suoi uomini fidati, tra cui proprio Dayong Zhang, vittima dell’agguato di lunedì.

L'escalation potrebbe essere una dimostrazione del fatto che starebbero saltando assetti consolidati da decenni attorno alla spartizione del lavoro e dei ricavi in un settore, quello tessile, da tempo appannaggio di aziende cinesi.

Un’ipotesi che trova conferma nelle aggressioni, nei tentati omicidi e negli attentati incendiari ad aziende non solo a Roma e in Toscana, ma anche a Madrid e Parigi.

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