La comunità internazionale reagisce alla caduta del governo di Bashar al Assad. Dall'Italia, il ministro Tajani fa sapere che un gruppo di ribelli ha fatto irruzione nella residenza dell'ambasciatore Ravagnan a Damasco, ma non ci sono feriti
La comunità internazionale è in allerta dopo il crollo del regime di Bashar al Assad in Siria, con i ribelli antigovernativi guidati da Hayat Tahrir al-Sham entrati a Damasco all'alba di domenica.
Dagli Stati Uniti alla Russia, passando per l'Europa, i leader politici hanno espresso preoccupazione per la popolazione locale e per i cittadini stranieri presenti nel Paese. L'invito è alla transizione del potere pacifica, per evitare ulteriori vittime.
Tajani: "Ribelli nella residenza dell'ambasciatore a Damasco"
In una conferenza convocata domenica mattina alla Farnesina, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha detto che è chiara "la sconfitta del regime siriano di Bashar al Assad". Tajani ha poi fatto sapere che un gruppo armato è entrato nel giardino della residenza dell'ambasciatore d'Italia a Damasco Stefano Ravagnan. "Non ci sono state violenze né nei confronti dell'ambasciatore né verso i Carabinieri. Hanno portato via tre automobili. La situazione è completamente sotto controllo", ha aggiunto il ministro degli Esteri.
Per quanto riguarda i circa trecento connazionali presenti in Siria, Tajani ha detto che un gruppo è arrivato sabato in Giordania mentre altri hanno varcato la frontiera con la Siria entrando in Libano, e attualmente sono ospitati in alcuni conventi a Beirut. Il ministro ha poi spiegato che non ci sono altri cittadini italiani che chiedono di lasciare il Paese.
"Abbiamo dato la nostra disponibilità per qualunque tipo di evenienza e per adesso, come tutte le altre nazioni, non solo europee e internazionali, stiamo valutando ogni possibile linea d'azione per garantire la sicurezza del personale italiano e la loro eventuale esfiltrazione, qualora la situazione dovesse degenerare ulteriormente e diventare oltremodo pericolosa e caotica", ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto all'agenzia Ansa, assicurando la collaborazione con la Farnesina e Palazzo Chigi.
Biden monitora, Trump: "Russia e Iran indeboliti"
In un comunicato diffuso domenica, la Casa Bianca ha scritto che “Il presidente Biden e il suo team stanno monitorando da vicino gli eventi straordinari in Siria e rimangono in costante contatto con i partner regionali”. In un post pubblicato sul social Truth, Donald Trump ha decretato la fine del regime di Assad, spiegando che la Russia non era più interessa a proteggerlo.
“Assad non c'è più. È fuggito dal suo Paese. Il suo protettore, la Russia, la Russia, la Russia, guidata da Vladimir Putin, non era più interessata a proteggerlo. La Russia e l'Iran sono in uno stato di debolezza in questo momento, uno a causa dell'Ucraina e della cattiva economia, l'altro a causa di Israele e dei suoi successi nella lotta", ha scritto Trump.
Macron: "Stato di barbarie è caduto"
Molto duro anche il commento del presidente francese Emmanuel Macron sulla fine del regime di Assad. "Lo stato di barbarie è caduto. Finalmente. Rendo omaggio al popolo siriano, al suo coraggio, alla sua pazienza. In questo momento di incertezza, gli auguro pace, libertà e unità", ha scritto il capo dell'Eliseo sui social media assicurando poi che la Francia continuerà a impegnarsi per la sicurezza di tutti in Medio Oriente.
"Ora i russi si stanno ritirando dalla Siria, ma questo non significa che non cercheranno di seminarvi nuovamente la morte. La presenza militare russa è attiva anche in Africa, con l'unico scopo di destabilizzarla", ha scritto il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky in un post su X, attaccando Russia e i suoi legami con i diversi conflitti nel mondo.
"La fine della dittatura di Assad è uno sviluppo positivo e atteso da tempo. Mostra anche la debolezza dei sostenitori di Assad, Russia e Iran. La nostra priorità è garantire la sicurezza nella regione. Lavorerò con tutti i partner costruttivi, in Siria e nella regione", ha scritto su X l'Alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas, assicurando di essere a stretto contatto con i ministri della regione. "Il processo di ricostruzione della Siria sarà lungo e complicato e tutte le parti devono essere pronte a impegnarsi in modo costruttivo", ha aggiunto.
Più tardi è arrivato anche il commento della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. "La crudele dittatura di Assad è crollata. Questo cambiamento storico nella regione offre opportunità ma non è privo di rischi. L'Europa è pronta a sostenere la salvaguardia dell'unità nazionale e la ricostruzione di uno Stato siriano che protegga tutte le minoranze. Stiamo collaborando con i leader europei e regionali e monitorando gli sviluppi", ha scritto von der Leyen.
"La fine del dominio di Assad sulla Siria è una buona notizia. Ciò che ora è importante è che la legge e l’ordine vengano rapidamente ripristinati in Siria. Tutte le comunità religiose e tutte le minoranze devono godere di protezione ora e in futuro", ha invece commentato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Per l'inviato speciale dell'Onu per la Siria Geir Otto Pedersen, "la giornata di oggi segna un momento cruciale nella storia della Siria, una nazione che ha sopportato quasi 14 anni di sofferenze implacabili e perdite indicibili”. “Questo capitolo buio ha lasciato profonde cicatrici, ma oggi guardiamo con cauta speranza all'apertura di un nuovo capitolo di pace, riconciliazione, dignità e inclusione per tutti i siriani”, ha aggiunto il norvegese.
Netanyahu: "Giorno storico per il Medio Oriente"
Anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha commentato la caduta di Assad. "Questo è un giorno storico per il Medio Oriente. Il crollo del regime di Assad, la tirannia di Damasco, offre grandi opportunità ma è anche irto di pericoli significativi", ha scritto il capo di governo israeliano. "Tendiamo una mano di pace a tutti coloro che vivono oltre i nostri confini in Siria: ai drusi, ai curdi, ai cristiani e ai musulmani che vogliono vivere in pace con Israele", ha aggiunto Netanyahu.
Chiesta cautela dai ministri degli esteri turco, cinese e spagnolo
Parlando a Doha, il ministro degli Esteri Hakan Fidan ha affermato che gli attori internazionali e le potenze regionali devono agire con prudenza e preservare l'integrità territoriale della Siria, avvertendo che non si deve permettere alle organizzazioni terroristiche di approfittare della situazione. Il ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares ha dichiarato che Madrid sosterrà una soluzione pacifica per la Siria che fornisca stabilità alla regione.
"Qualsiasi soluzione per il futuro della Siria sia pacifica, che vada a beneficio del popolo siriano e che in qualche modo porti nuova stabilità al Medio Oriente e non più instabilità”, ha dichiarato Albares alla televisione pubblica spagnola. Il ministero degli Esteri cinese ha invece dichiarato domenica di sperare che la Siria “torni alla stabilità il prima possibile”.