Il ministero della Salute ha indicato agli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera di fare particolare attenzione ai voli diretti provenienti dal Congo, dove una misteriosa malattia ha già causato oltre 140 morti in un mese
L'Italia alza il livello di attenzione sulla malattia ancora sconosciuta che avrebbe causato oltre 140 vittime in poco più di un mese nella Repubblica Democratica del Congo.
In una lettera inviata dal ministero della Salute agli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf), si chiede "di fare attenzione su tutti i punti di ingresso, in particolare modo per i voli diretti provenienti dal Paese". Lo riporta l'Ansa.
Gli Usmaf sono presenti all'interno dei maggiori porti e aeroporti italiani con lo scopo di allestire sul campo un filtro protettivo contro il rischio di ingresso di malattie.
Secondo il ministero, le autorità locali in stretta collaborazione con quelle internazionali "stano lavorando per verificare la situazione e fornire una risposta rapida ed efficace a questo nuovo focolaio epidemico che sta colpendo il Paese, già recentemente colpito dall'epidemia di mpox".
La malattia, che avrebbe interessato almeno quattrocento persone nell'ultimo mese, si presenta con sintomi quali febbre, mal di testa, raffreddore e tosse, difficoltà respiratorie e anemia.
I 370 casi sinora registrati sono stati segnalati nella regione di Panzi, a circa settecento chilometri a sud-est della capitale Kinshasa. La maggior parte delle persone decedute ha un'età compresa tra i 15 e i 18 anni.
Situazione di allarme solo "in caso di elemento diagnostico nuovo"
Giovanni Rezza, professore di igiene e sanità pubblica presso l'Università Vita-salute san Raffaele di Milano, ha detto all'Ansa che "non siamo ancora in una situazione di allarme, che si avrebbe in caso di presenza di un elemento diagnostico nuovo".
"Se fosse chiaro che l'intera popolazione è suscettibile e fosse conosciuta la modalità di trasmissione (ad esempio per via aerea), allora ciò costituirebbe un allarme", ha proseguito.
L'area è caratterizzata da frequenti contatti uomo-animale e non è nuova a eventi del genere che, spesso, non hanno conseguenze per il resto del mondo. "Il Congo è molto abituato ad avere a che fare con le febbri emmoragiche e sanno come agire per contenere quel tipo di focolaio. Diverso se si trattasse si una malattia respiratoria", ha avvertito Rezza.