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Gaza, 14 morti in un attacco israeliano su una scuola dell'Unrwa nel nord della Striscia

La scuola gestita dall'UNRWA nel campo profughi di Shati danneggiata da un attacco israeliano, 7 novembre, 2024
La scuola gestita dall'UNRWA nel campo profughi di Shati danneggiata da un attacco israeliano, 7 novembre, 2024 Diritti d'autore  Screenshot from AP video 4531854
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Di Michela Morsa & Euronews Agenzie: AP
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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L'esercito israeliano ha colpito la struttura delle Nazioni Unite nel campo profughi di Shati, a ovest di Gaza City, in cui si rifugiavano migliaia di sfollati palestinesi sfuggiti alla pesante offensiva di Israele nel nord della Striscia. L'Idf ha poi ordinato l'evacuazione dell'area

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Almeno 14 persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite in un attacco israeliano nella Striscia di Gaza che ha colpito una scuola gestita dall'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, usata come rifugio da migliaia di sfollati.

L'esercito israeliano ha dichiarato che l'edificio, nel campo profughi di Shati, a ovest di Gaza City, veniva utilizzato da Hamas per pianificare ed eseguire attacchi contro Israele, senza fornire prove. L'Idf ha dichiarato di aver adottato misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili, tra cui l'uso di munizioni precise, la sorveglianza aerea e ulteriori informazioni.

Poco dopo l'attacco l'esercito israeliano ha ordinato l'evacuazione del campo profughi e di altri quartieri a ovest di Gaza City, seminando il panico tra gli sfollati che negli ultimi giorni avevano cercato rifugio in quelle aree per sfuggire alla nuova pesante offensiva di Israele contro i militanti di Hamas poco più a nord, iniziata ormai quasi un mese fa.

Hezbollah ha dichiarato di aver preso di mira una base navale vicino alla città di Haifa, nel nord di Israele, con dei missili, il secondo attacco di questo tipo in meno di 24 ore. L'attacco è stato lanciato "in risposta agli attacchi e ai massacri commessi dal nemico israeliano" in Libano, ha detto il gruppo islamista libanese, precisando di aver preso di mira la base navale Stella Maris, a nord-ovest di Haifa.

I residenti del nord di Gaza non potranno tornare nelle loro case

“Dopo aver sfollato la maggior parte o tutti gli abitanti di Jabalya, ora stanno bombardando ovunque, uccidendo le persone sulle strade e all'interno delle loro case per costringere tutti ad andarsene”, ha detto uno sfollato palestinese alla Reuters.

L'esercito israeliano ha dichiarato di essere stato costretto a evacuare Jabalia e di aver iniziato a evacuare la vicina Beit Lahia mercoledì per poter affrontare i militanti di Hamas che, a suo dire, si sono raggruppati lì.

Il timore di molti sfollati di non potere tornare mai più nelle loro case si è concretizzato nelle parole di un importante funzionario dell'esercito israeliano, Itzik Cohen, che ha ammesso per la prima volta che Israele non intende far ritornare i civili palestinesi nel nord della Striscia di Gaza.

"Non c'è alcuna intenzione di permettere ai residenti del nord della Striscia di Gaza di tornare alle loro case", ha dichiarato Cohen, aggiungendo che gli aiuti umanitari potranno entrare "regolarmente" nel sud del territorio ma non nel nord, poiché "non ci sono più civili". I residenti affermano che nessun aiuto è entrato a Jabalya, Beit Lahia e Beit Hanoun dall'inizio dei raid il 5 ottobre.

Le sue dichiarazioni e le immagini aeree che mostrano l'entità della distruzione nel nord della Striscia confermano i sospetti che Israele stia rimuovendo forzatamente tutti i civili e stia sistematicamente distruggendo gli edifici e le infrastrutture civili per rendere impossibile un ritorno per prendere il pieno controllo militare dell'area o perfino annetterla, come hanno sostenuto alcune fonti israeliane citate dal giornale Haaretz.

Lo stesso Cohen ha detto che Israele "vuole separare il nord della Striscia dalla città di Gaza", creando una nuova area operativa.

Le agenzie umanitarie affermano che, nonostante le smentite, Israele sembra stia attuando il cosiddetto "piano dei generali", che propone di impedire l'accesso degli aiuti per costringere i civili ad andarsene e poi trattare chiunque rimanga come un combattente. A quel punto Israele dovrebbe occupare in maniera temporanea il nord, per eradicare completamente Hamas.

Non è chiaro quante persone rimangano nel nord di Gaza. Secondo le Nazioni Unite fino a un mese fa nell'area c'erano ancora circa 400mila civili incapaci o non disposti a seguire gli ordini di evacuazione israeliani ed è probabile che un buon numero sia rimasto. L’Idf sostiene che siano rimaste soltanto poche migliaia di persone (tra mille e tremila a Beit Lahia e un migliaio a Jabalya).

Le dichiarazioni dell'ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant

Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano appena licenziato, ha avvertito che se Israele continuerà con la sua presenza militare a Gaza, sarà costoso. "Non so se sia possibile convincere Netanyahu a un cessate il fuoco", ha detto giovedì parlando con le famiglie degli ostaggi israeliani a Gaza.

Gallant ha dichiarato che l'esercito ha raggiunto tutti i suoi obiettivi nella Striscia e che Netanyahu ha rifiutato un accordo sugli ostaggi in cambio di pace contro il parere del suo stesso establishment di sicurezza.

"Ci ho provato e ho fallito. Ero isolato nel gabinetto e sia il capo dello Shin Bet, il capo dello staff, sia il capo del Mossad erano d'accordo con me sulla necessità di raggiungere un accordo". Secondo Gallant la posizione di Netanyahu non è motivata da preoccupazioni "né di sicurezza né politiche".

I problemi di Israele con l'Unrwa

In più di un anno di offensiva nella Striscia, Israele ha condotto decine di attacchi aerei contro scuole e strutture delle Nazioni Unite in cui fin dall'inizio dei combattimenti hanno trovato rifugio centinaia di migliaia di palestinesi sfollati.

A settembre l'Onu ha dichiarato che circa l'85 per cento di tutte le scuole di Gaza sono state colpite o danneggiate, e molte di esse necessitano di importanti lavori di ricostruzione per tornare a funzionare. L'Unrwa ha dichiarato che il 95 per cento delle scuole che amministra sono state utilizzate come rifugi e il 70 per cento sono state colpite.

Israele ha a lungo accusato l'Unrwa di chiudere un occhio sulla presenza di militanti di Hamas tra il suo personale e di permettere al gruppo di usare le sue strutture per scopi militari. L'Agenzia dell'Onu ha sempre negato queste affermazioni.

La settimana scorsa il parlamento israeliano ha approvato una legge che di fatto vieta le operazioni dell'Unrwa in Israele e nei territori palestinesi. Da allora diverse agenzie delle Nazioni Unite si sono strette attorno all'Unrwa, definendola la "spina dorsale" delle attività di aiuto dell'organizzazione mondiale a Gaza e nella Cisgiordania occupata.

Gli aiuti entreranno a Gaza

Nel frattempo l'Idf ha dichiarato che permetterà a trecento camion di aiuti umanitari forniti dagli Emirati Arabi Uniti di entrare nella Striscia di Gaza nei prossimi giorni, molto meno dei 350 al giorno richiesti dagli Stati Uniti.

Il Cogat, l'organismo militare responsabile degli affari civili a Gaza, ha dichiarato che gli aiuti sono stati portati via mare e scaricati nel porto israeliano di Ashdod, appena più a nord di Gaza.

Ha dichiarato che il carico, che comprende cibo, acqua, attrezzature mediche, ripari e forniture igieniche, sarà ispezionato prima di essere trasportato a Gaza, anche se non ha specificato una data.

La quantità di aiuti che entrano a Gaza è diminuita drasticamente a ottobre, quando Israele ha lanciato l'offensiva nel nord dell'enclave palestinese. Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite alla fine di ottobre entravano a Gaza una media di soli 71 camion al giorno.

Gli Stati Uniti hanno avvertito Israele di aumentare l'ingresso degli aiuti entro la metà di novembre, affermando che il mancato raggiungimento di questo obiettivo potrebbe portare a una riduzione del sostegno militare.

Israele sostiene di permettere l'ingresso di molti aiuti a Gaza e incolpa le agenzie delle Nazioni Unite e altri gruppi di soccorso di non distribuirli. I gruppi umanitari affermano che i loro sforzi sono ostacolati dalle restrizioni israeliane, dai combattimenti in corso e dal tracollo dell'ordine pubblico.

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