I 16 uomini provenienti da Bangladesh ed Egitto saranno ora trasferiti nell'hotspot per lo screening sanitario e l'identificazione e poi nel più lontano campo di Gjader. Due migranti minorenni e due con problemi di salute sono stati riportati a bordo della nave italiana
La nave Libra è arrivata nel porto albanese di Shengjin con a bordo i primi 16 migranti che, dopo essere sbarcati a gruppi di quattro, sono stati accolti nelle strutture costruite dal governo italiano.
Si tratta di dieci migranti del Bangladesh e sei egiziani, tutti maschi, che sono stati soccorsi in mare dalla nave della Marina militare italiana. Il gruppo di uomini era tra i circa mille migranti diretti o già sbarcati sull'isola siciliana di Lampedusa lunedì.
Due di loro, che si sono dichiarati minorenni e che quindi non rientrerebbero nell'accordo tra Roma e Tirana, sono stati riportati con una motovedetta sulla nave Libra della Marina per rientrare in Italia. Saranno valutati dalle commissioni presenti negli hotspot nazionali.
Assieme a loro ne torneranno anche altri due, questa volta per problemi di salute.
A poche decine di metri dal molo si trova l'hotspot allestito dall'Italia, dove i migranti saranno sottoposti ad uno screening sanitario e alle procedure di identificazione, anche se già a bordo della nave della Marina è stata avviata la verifica dei requisiti richiesti dalle nuove procedure di accoglienza.
In giornata i migranti saranno poi trasferiti nel campo di Gjader, situato a circa venti chilometri di distanza, dove sono stati allestiti un centro di accoglienza - per chi sarà ritenuto in regola e presenterà formalmente domanda di asilo in Italia -, un centro di rimpatrio per chi, non ritenuto idoneo all'asilo sarà deportato, e un centro di detenzione per chi si macchierà di reati all'interno del centro.
Ad aspettare la nave nel porto di Shengjin anche la protesta di un gruppo di attivisti per i diritti umani, che hanno esposto uno striscione che raffigura il primo ministro albanese, Edi Rama, e la premier italiana, Giorgia Meloni, vestiti da guardie carcerarie.
"Qui finisce il sogno europeo", è il coro intonato dai manifestanti. "Questo accordo viola i diritti umani e la democrazia. Continueremo ad alzare la nostra voce, per denunciare un Occidente che sostiene leader autocratici come Rama e Meloni e per dire che la crisi dei migranti non è una crisi che si risolve a scapito di altri popoli", spiega uno degli attivisti.