Si chiude ad Addis Abeba, in Etiopia, il 37esimo summit dell'Unione Africana, in un continente segnato da tensioni crescenti. I governi condannano l'azione militare di Israele a Gaza
Il 37esimo summit dell'Unione Africana (Ua) è stato aperto mercoledì 14 febbraio ad Addis Abeba. Nella capitale etiope sono presenti circa trenta presidenti e capi di governo: sui loro tavoli, all'ordine del giorno ci sono le risposte da fornire in un continente sempre più scosso da colpi di Stato, conflitti e ribaltamenti di potere. A ciò si aggiungono le crisi migratorie e l'impatto dei cambiamenti climatici, oltre agli annosi problemi legati alle questioni sanitarie.
Barroso: "In Africa occorre investire su sociale, salute e istruzione"
Presente in Etiopia anche l'ex presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, che ha spiegato: "Siamo ovviamente consapevoli di alcuni problemi finanziari esistenti in tutto il mondo, in particolare in Africa, ma crediamo che si debba continuare a dare priorità al settore sociale, alla salute e all'istruzione. L'Unione africana ha definito un percorso e una strategia molto chiari a questo proposito, e credo che siano ampiamente condivisi dai leader africani".
Poche settimane fa, in Camerun è stata lanciata ad esempio una vasta campagna contro la malaria. Il Paese è ora il primo al mondo a vaccinare in modo sistematico i bambini contro la malattia trasmessa dalle zanzare. "Abbiamo visto che c'è ancora molta ingiustizia in termini di distribuzione delle risorse per le vaccinazioni nel mondo - ha aggiunto Barroso -. Tra dieci anni, la capacità produttiva raggiungerà però un picco".
La strada è lunga, in ogni caso, dal momento che, ancora oggi, la malaria uccide ogni anno più di seicentomila persone nel mondo, il 95 per cento delle quali in Africa. E la maggior parte delle vittime è costituita da bambini di età inferiore ai cinque anni.
L'Unione africana contro Israele. Moussa Faki: "Stanno sterminando il popolo palestinese"
Al vertice dell'Ua si è parlato però anche della guerra tra Israele e Gaza: i governi presenti hanno chiesto la cessazione immediata degli attacchi da parte dell'esercito della nazione ebraica. In particolare, Moussa Faki, presidente della Commissione dell'Unione africana, ha dichiarato che l'offensiva israeliana rappresenta la più "flagrante" violazione del diritto umanitario internazionale e ha accusato Tel Aviv di aver "sterminato" gli abitanti di Gaza.
Faki ha parlato insieme al primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh, anch'egli intervenuto al vertice: "Condanniamo fermamente questiattacchi che non hanno precedenti nella storia dell'umanità. Vogliamo rassicurarvi sulla nostra solidarietà con il popolo palestinese".
A preoccupare anche Senegal, Congo, Sudan e Libia
Azali Assoumani, presidente delle Comore e presidente uscente dell'Unione Africana, ha inoltre elogiato il Sudafrica per aver adito la Corte internazionale di giustizia, chiedendo che si verifichino accuse di crimini a carico di Tel Aviv. Assoumani ha condannato da parte sua "il genocidio che Israele sta commettendo in Palestina sotto ai nostri occhi. La comunità internazionale non può voltare le spalle di fronte alle atrocità commesse, che non solo hanno creato il caos in Palestina, ma hanno anche conseguenze disastrose nel resto del mondo".
Ma le preoccupazione per i conflitti non si fermano alla Striscia di Gaza: Faki ha citato le tensioni in Senegal, con il rinvio delle elezioni e le violenze nel Congo orientale, in Sudan, nel Sahel e in Libia. E ha per questo invitato a rilanciare "lo spirito di solidarietà africana e il panafricanismo" per superare le numerose sfide che il continente, nel quale vivono 1,3 miliardi di persone, deve affrontare.