Mentre Hamas e Israele negano ogni responsabilità, l'esplosione nell'ospedale di Gaza city è un altro trauma per i civili palestinesi: nessun luogo sembra sicuro
Sotto i bombardamenti incessanti molte persone a Gaza hanno cercato rifugio nel cortile dei centri sanitari. Ma quel senso di sicurezza si è sgretolato dopo l'esplosione all'ospedale Al-Ahly di Gaza city, che martedi sera ha provocato centinaia di morti.
Il corrispondente di Euronews Nebal Hajo ha raccolto le testimonianze all'ospedale Nasser nei pressi di Khan Younis: Personale medico, feriti, sfollati uniti da un'emozione comune: paura e ansia per la consapevolezza che nessun luogo, nella Striscia stretta in assedio e bombardata dall'esercito israeliano, è ormai al sicuro.
Le testimonianze
"Siamo cittadini civili e non svolgiamo alcuna azione militare. Perché ci eliminano con i missili? Qui ci sono solo bambini, donne e famiglie", afferma Ibrahim Kodeih, che vive a Khan Younis.
Ho paura che bombarderanno gli ospedali. Non c'è alcuna misericordia e umanità. Siamo il nemico. Cosa succederà dopo? Solo Dio è con noi e nessun altro, perché siamo palestinesi", dice Youssef Abu Ati da una corsia dell'ospedale Nasser.
Issa Al-Najjar e il vice Direttore Generale degli Ospedali e spiega che ogni centro sanitario che smette di funzionare equivale a un disastro umanitario: "Non sappiamo dove manderemo i feriti. Stiamo lavorando nella paura ora dopo essere stati presi di mira".
Israele afferma che non prende di mira i civili, ma il numero delle vittime, compresi i bambini, continua ad aumentare. L'Idf accusa la Jihad islamica dell'esplosione all'ospedale di Gaza city. Chiunque sia il responsabile, le persone continueranno a cercare rifugio negli ospedali, ma con un nuovo senso di insicurezza.