Sudan, partono anche i primi voli francesi. L'Ue parla di operazioni "complicate" ma di successo

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Di Michela Morsa
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Sono sempre di più i Paesi che stanno intervendo in Sudan per portare fuori dal Paese i propri cittadini. Più di mille europei evacuati. Nono giorno di combattimenti: non si vede all'orizzonte una risoluzione breve del conflitto

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Arabia Saudita, Stati Uniti, Italia e Regno Unito, Spagna, Canada, Germania: si allunga sempre di più l'elenco dei Paesi impegnati nelle operazioni di salvataggio dei loro cittadini in Sudan. Domenica anche la Francia ha evacuato il suo personale diplomatico dal Paese, dove la lotta per il potere tra il presidente del Paese, il generale Abdel Fattah al-Burhan, e il suo vicepresidente, il generale Mohammed Hamdan Dagalo, a capo del gruppo paramilitare Rapid support forces (Rsf), ha già causato nove giorni di violenti scontri nella capitale Khartoum e in altre zone del Paese. 

Migliaia i cittadini barricati in casa senza acqua ed elettricità, più di 420 i morti - inclusi 264 civili - e oltre 3700 i feriti. Tra gli episodi di violenza anche un attacco non premeditato a un convoglio diplomatico americano e numerosi incidenti in cui diplomatici stranieri e operatori umanitari sono stati uccisi, feriti o aggrediti. Proprio per questo si è sentita l'urgenza di evacuare i cittadini stranieri il prima possibile. Un'operazione facilitata dal "lasciapassare" delle due parti in conflitto, che sabato si sono dette disponibili a cooperare. Ma non senza rischi.

Alcuni funzionari francesi hanno parlato di un'operazione di salvataggio "complicata", in riferimento all'evacuazione, avvenuta domenica, dei primi 106 cittadini europei, atterrati a Gibuti nel tardo pomeriggio. Il primo aereo è stato seguito subito da un altro con a bordo sempre un centinaio di persone. 

Il primo volo di soccorso diretto a Gibuti trasportava anche cittadini di Gran Bretagna, Germania e Svizzera, oltre a nazioni africane come Etiopia e Marocco. Il ministero degli Esteri di Atene ha dichiarato che la Francia ha aiutato ad evacuare alcuni dei suoi cittadini, tra cui due feriti.

Il ministro della Difesa del Regno Unito, Ben Wallace, ha confermato che i diplomatici britannici e le loro famiglie sono stati evacuati dal Sudan in quella che ha definito un'operazione "pericolosa e precaria" e stanno tornando a casa. "Ovviamente, non avremmo potuto farlo senza il sostegno di Francia e Stati Uniti. Grazie a una pianificazione congiunta, ci siamo aiutati a vicenda", ha specificato Wallace. 

Arrivando lunedì mattina al Consiglio degli affari esteri, l'alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea Josep Borrell ha commentato le operazioni di evacuazione: "È stato un weekend lungo e complicato, abbiamo lavorato per portare via le nostre persone dal Sudan ed è stata un'operazione di successo. Più di un migliaio di cittadini europei sono fuori dal Paese, ringrazio la Francia e saluto con favore gli sforzi comuni di molti Paesi", ha detto. 

Poi ha sottolineato la necessità di una mediazione diplomatica: "Ora dobbiamo spingere per una tregua, non possiamo permettere che il Sudan imploda perché creerebbe scosse telluriche in tutta l'Africa". 

Anche la Turchia sta evacuando i suoi connazionali. Secondo le informazioni ottenute da diverse fonti diplomatiche, domenica un gruppo di circa 140 persone è partito su tre autobus dalla città di Vad Medeni, a sud-est della capitale del Sudan. 

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