"Istituiti meccanismi per garantire che in Polonia non rimanga nemmeno una tonnellata di grano". Centinaia di camionisti bloccati al confine
Polonia e Ucraina hanno raggiunto un accordo sul transito di cereali e di altri prodotti agricoli ucraini attraverso il territorio polacco. Lo ha reso noto il ministro dell'Agricoltura polacco Robert Telus, spiegando che "sono stati istituiti meccanismi per garantire che in Polonia non rimanga nemmeno una tonnellata di grano e che le merci transitino attraverso il paese".
Kiev aveva definito prioritario ristabilire il transito delle sue merci attraverso la Polonia.
Yulia Swyrydenko, ministra ucraina dell'Economia, ha commentato: "A seguito dei nostri colloqui durati due giorni, abbiamo deciso che il transito delle merci ucraine attraverso il territorio polacco sarà sbloccato da giovedì a venerdì. La parte polacca ci ha informato riguardo agli aspetti tecnici relativi al transito di merci attraverso il proprio territorio. Siamo convinti che gli esportatori ucraini soddisferanno i requisiti con tutta la responsabilità".
La Polonia aveva vietato le importazioni in risposta alle proteste degli agricoltori preoccupati dalle conseguenze delle importazioni a basso costo dall’Ucraina sulle merci locali.
Dopo il divieto, centinaia di camionisti sono rimasti bloccati al confine ucraino-polacco. Una situazione di grande disagio, spiega uno di loro: "Siamo già qui da cinque giorni. Non c'è un posto dove gettare spazzatura, né servizi igienici. Stiamo per esaurire le provviste e l'acqua, il pane. Non c'è un negozio qui. E, cosa più importante, non sappiamo per quanto tempo dovremo restarci, perché nessuno sa niente".
Dal canto suo l'Ungheria valuta la possibilità di estendere il divieto di recente introduzione sulle importazioni dall'Ucraina qualora Bruxelles non metta in campo tutele adeguate per gli agricoltori ungheresi.
Il ministro dell'Agricoltura Istvan Nagy ha annunciato che l'Ungheria vieterà le importazioni di grano ucraino, semi oleosi e altri prodotti agricoli fino al 30 giugno per dare il tempo a un "ripensamento" europeo.
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