Saltivka, alle porte di Kharkiv, emblema della distruzione

Ecco cosa sono diventati gli edifici residenziali, nel sobborgo settentrionale di Saltivka, a Kharkiv.
È il punto di ingresso alla città, a soli 20 chilometri dal confine con la Russia.
Questo edificio è una dura testimonianza dell'entità della distruzione vissuta qui.
Prima della guerra, in questa zona vivevano circa 40000 persone, adesso non arrivano a 3000.
Olga e sua sorella hanno trascorso tutta la loro vita a Saltivka, sin quando le loro case non sono state bombardate l'anno scorso.
Ora vivono a Kharkiv, ma spesso vengono a trovare i loro parenti.
Ogni viaggio riporta ricordi dolorosi: il marito di Olga è stato ucciso mentre faceva rifornimento ad una stazione di servizio.
"La vita era bella qui - dice Olga - ad essere sincera, non posso guardarmi in giro senza piangere.
Non ho parole, hanno distrutto tutto: ci hanno lasciato senza i nostri cari, senza i nostri genitori, senza mariti, senza figli, senza la nostra vita precedente, senza lavoro, senza niente".
Sfollate da una città all'altra, Olga e sua sorella sono determinate a tornare a Saltivka il prima possibile.
Quel giorno erano venuti a trovare il nonno, rimasto dopo i bombardamenti.
"Perdonatemi, è tutto sottosopra qui - aggiunge - entrate nella stanza: quando è stato colpito il lato dell'edificio, le tubature dell'acqua nel seminterrato sono andate in frantumi.
Venite a dare un'occhiata: qui tutto sta ammuffendo, la carta da parati si sta staccando".
Il nonno non è qui, Olga ci conduce dai suoi vicini.
"Non abbiamo luce - dice Svetlana - siamo stati travolti, entrate, guardate come viviamo: con le crepe, con la muffa, viviamo come vagabondi".
Svetlana è tornata dalla Polonia con sua madre per controllare la casa e raccogliere le loro cose.
"Ci trasferiremo - afferma quest'ultima - le condizioni sono impossibili, ci saranno ancor più combattimenti qui, andremo da qualche parte in un altro villaggio".
La ricostruzione è in corso, ma il compito è enorme e il futuro incerto.
La quotidianità è una sfida per chi ha deciso di restare: questa scuola è stata trasformata in un centro umanitario.
"I negozi sono chiusi in questo quartiere - dice OLGA ANATOLIIVNA, direttrice del polo aiuti umanitari di Saltivka - per chi è tornato, andare a piedi in un quartiere vicino per comprare qualcosa o andare in un negozio è troppo lontano, ecco perché portiamo gli aiuti qui".
Queste donne lavoravano alla mensa scolastica, ora consegnano pasti caldi a centinaia di persone ogni giorno.
"Siamo partiti per circa sei mesi e poi siamo tornati - dice Veronika, volontaria - viviamo a casa.
Quando eravamo via, ho capito che alla prima occasione dovevo tornare qui e fare la cosa giusta, alleggerire il fardello per le persone: per questo siamo tornati, lavoriamo e aiutiamo.
"Vogliamo la pace, non vogliamo nient'altro, e che tutti siano vivi e conducano la loro esistenza come prima, questa è l'unica cosa che vogliamo".
Sia gli operatori umanitari che i beneficiari qui sono irremovibili: rimarranno a Saltivka sino alla vittoria finale.
"Mio figlio è in prima linea - dice Zoya, residente - ed io lavoro come insegnante, impartisco lezioni online e rimarrò proprio qui nella mia Kharkiv e nella mia Ucraina"