Non basta il primo turno. Repubblica Ceca al ballottaggio

Servirà un secondo turno elettorale per eleggere il nuovo capo dello stato in Repubblica ceca. L'ex primo ministro Andrej Babiš e l'ex generale Peter Pavel sono i due che hanno ricevuto più voti senza tuttavia ottenere la maggioranza assoluta.
Premiati dal primo turno con una percentuale di voti quasi identica che ha superato di poco il 35%, i due dovranno contare sull'orientamento che gli altri candidati esclusi dal secondo turno vorranno indicare al loro elettorato. L’economista Danuse Nerudova, che è arrivata terza, ha già comunicato che al ballottaggio tra due settimane sosterrà Pavel.
Da più parti si ipotezzava che Babiš avrebbe superato Pavel con un distacco di diversi punti percentuali. Pochi giorni prima del primo turno infatti un tribunale di Praga lo aveva assolto dalle accuse di frode che lo coinvolgevano in merito all'uso di fondi europei per una cifra pari a 2 milioni di euro. Babiš si era dichiarato non colpevole e aveva ripetutamente affermato che le accuse contro di lui erano motivate solo politicamente. Il consenso dell'ex primo ministro si concentra soprattutto tra gli elettori più anziani e fa leva sulla retorica anti-migranti e sulle posizioni euroscettiche spesso affini a quelle espresse dal presidente in carica Miloš Zeman.
L'elettorato più progressista ha sostenuto Pavel, e in misura minore Nerudova, unica donna tra gli otto candidati. Entrambi si fanno promotori di un maggiore impegno della Repubblica ceca ai tavoli europei, della lotta al cambiamento climatico e del matrimonio tra persone dello stesso sesso (che in Repubblica ceca è illegale). Entrambi sostengono l'adozione dell'euro.
Il presidente della Repubblica ceca ha poteri limitati, ma può porre il suo veto alle leggi del Parlamento. Il vincitore proclamato dalle urne il 28 gennaio sarà il quarto presidente in trent'anni da quando la Repubblica ceca è diventata uno stato indipendente e separato dalla Slovacchia.