La soprano colombiana cresciuta tra i ritmi afro di Buenaventura calca ora i palcoscenici internazionali interpretando ruoli prestigiosi, una storia di riscatto sociale, nonostante il razzismo
E' nata in un quartiere dove la disoccupazione e la povertà, lo spaccio e la violenza erano di casa, a Buenaventura in Colombia, costa pacifica.
Ma per l'alto tasso di popolazione afro risuonava, sempre, anche nella disperazione, la musica. Così il suo orecchio di bambina si è presto abituato al ritmo, in più suo nonno, spesso si divertiva con una fisarmonica. Lei che un'opera non l'ha mai vista fino all'età adulta, poi sarebbe diventata Betty Garcés, una delle più importanti soprano del sud America.
Tutto è iniziato con la morte dell'adorata nonna, insieme al nonno fisarmonicista amatoriale, il suo rifugio. "Durante l'infanzia a Buenaventura - racconta la soprano - ho pianto in silenzio, ho pianto per mia nonna e in uno di quei momenti emotivi ho cominciato a piangere e poi a gemere e da quel gemito hanno cominciato a uscire melodie, senza parole. Era il mio animo in cerca di sfogo per tanto dolore e tante emozioni".
La consolazione, poi la rivalsa sociale "Ho vissuto il razzismo per tutta la vita, anche in Colombia. Ma per me era normale, è quel tipo di razzismo del tipo: 'devi fare cose da nero', o se sei nero allora devi essere il domestico, questa è l'unica cosa a cui puoi aspirare".
Durante la sua carriera l'artista, oggi 39enne, hai interpretato la contessa nelle nozze di Figaro, Mimi nella Bohème, Liù in Turandot. In questi giorni ha ipnotizzato e diverito il pubblico di Bogotà, teatro Colon, con una parodia sul mondo del teatro, una rivisitazione dell' Arianna a Naxos di Richard Strauss .