Cosa sta facendo la Romania per aiutare l'Ucraina ad esportare i suoi cereali?

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Di Hans von der Brelie
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Sul Mar Nero c'è una lunga coda navi da carico in attesa: il blocco russo dei porti ha causato un caos logistico con conseguenze potenzialmente catastrofiche per molti Paesi che dipendono dai cereali ucraini

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Perché è così difficile ottenere un'autorizzazione per le riprese a Reni? Ok, Reni si trova in Ucraina e c'è una guerra in corso, ma in ogni caso la cittadina non è in una zona dove si combatte. È solo un modesto porto sulle rive del Danubio, vicino al confine con la Romania. Tra l'altro, questo è il motivo per cui voglio andarci: Reni è uno dei pochi porti ucraini ancora funzionanti e svolge un ruolo centrale negli sforzi congiunti dell'Ucraina e dell'Ue per trovare una via d'uscita per i cereali ucraini bloccati nei silos di tutto il Paese.

Il blocco russo sui porti ucraini del Mar Nero ha causato un caos logistico. I Paesi africani temono la carestia, l'andamento dei mercati è instabile e gli agricoltori ucraini non sanno dove mettere il raccolto di quest'anno, perché i silos sono ancora pieni dei cereali dell'anno scorso. L'Ucraina e l'Ue cercano di mettere in atto quelle che i diplomatici chiamano "vie alternative". Voglio vedere sul campo se funziona e cosa si potrebbe fare per accelerare le esportazioni di cereali.

Guidando verso Reni passo davanti a sacchi di sabbia e posti di blocco. Si teme che la cittadina possa diventare un bersaglio dei missili russi. È un collo di bottiglia logistico. Finirà presto nel mirino del Cremlino? Ma il problema di oggi è la logistica: i metodi utilizzati a Reni per trasbordare i cereali dai vagoni ferroviari alle chiatte sono piuttosto "insoliti". E quando si tratta di caricare i cereali dai camion alle navi, gru e macchinari obsoleti sono chiaramente sovraccarichi: il piccolo porto non può far fronte a carichi così grandi.

Circa 2.000 camionisti ucraini sono bloccati a Reni. Parlo con Bohdan: "La Russia è l'aggressore, la colpa è loro", dice. Suo padre Vitalii aggiunge: "Lo scarico dovrebbe essere organizzato meglio. Potremmo sopportare tre giorni di attesa, ma due settimane? Fa così caldo! Mancano acqua e servizi igienici". Anche Roman, un camionista che trasporta semi di girasole dalla regione di Mykolaiv, pesantemente bombardata, critica la lentezza del trasbordo: "Il problema sono i ritardi causati dalle chiatte".

A Galati, in Romania, vedo operai che lavorano duramente sotto il sole per riparare i binari della ferrovia. Si tratta di un collegamento prezioso: in nessun altro luogo si trova una linea a scartamento largo che attraversa l'Ucraina e la Moldavia fino all'Ue. "Attraverso questa linea si potrebbero esportare milioni di tonnellate di cereali", mi dice il direttore delle ferrovie rumene Viorica Grecu.

Anche il porto rumeno di Costanza, sul Mar Nero, fa parte della soluzione. Faccio una chiacchierata con Dan Dolghin, un responsabile delle operazioni di lavorazione dei cereali: "Dobbiamo aumentare la velocità di trasbordo al confine e la velocità di scarico di chiatte e treni nel porto di Costanza - mi dice Dolghin -. Per raddoppiare la capacità abbiamo bisogno di macchinari, gru, spintori: stiamo parlando di macchinari per circa 20 milioni di euro. Ma abbiamo bisogno di almeno 2 o 3 mesi per ottenerli. In questi 2 o 3 mesi avremo un collo di bottiglia per le merci ucraine".

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