Il grano come arma, l'altra faccia della guerra ucraina. Intervista con Martina vicedirettore Fao

Sicurezza alimentare nel mondo
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Di Cecilia Cacciotto
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Dall'inizio del conflitto si è tornato a parlare di autosufficienza produttiva. Lasciare il più grande appalto della produzione cerealicola alla Russia di Putin è stato un errore? Ma quanto hanno contribuito le politiche agricole nazionali e soprattutto la Pac?

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Non ci sono solo morti, sfollati distruzione, l’invasione russa in Ucraina ha innescato un'altra guerra, quella del grano, molto più subdola, che potrebbe mettere a rischio la sicurezza alimentare in diversi Paesi del mondo e il cui effetto sui prezzi delle materie prime alimentari potrebbe essere lungo.

È un dato che la Russia negli ultimi 20 anni è passata dal produrre 36 milioni di tonnellate di grano (2001) a oltre 80 milioni nel 2020; 35 milioni sono destinati all'export e corrispondono a circa il 23% dell'export mondiale di grano.

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Produzione di grano russaEuronews

Insieme all'Ucraina, la Russia controlla 1/3 dell'export di grano mondiale. Un dato che alla luce degli ultimi eventi preoccupa.

Non per niente il premier italiano Mario Draghi, in chiusura del vertice straordinario dei 27 di fine maggio si è spinto a dire:

"Vincere la battaglia della sicurezza alimentare per l'Africa (...)è importante anche da un punto di vista strategico. La tesi che viene diffusa è che l'eventuale carestia dipenda dalle sanzioni. Quando noi sappiamo che le sanzioni dipendono dalla guerra. Credo che molti di questi paesi (africani) non sono dalla parte dell'Occidente. L'avete visto nelle votazioni delle Nazioni unite. (...) Se si perde la guerra sulla sicurezza alimentare non ci sarà mai nessuna speranza che questi Paesi possano venire dalla parte dell'Alleanza, perché si sentiranno traditi".

Egitto, Algeria e Indonesia sono fortemente dipendenti dal grano russo. E malgrado le rassicurazioni e i gesti di buona volontà di Mosca, il Cairo, per esempio, vuole diversificare le fonti di approvvigionamento.

L’Ucraina, chiamata anche il granaio d’Europa, ospita un terzo del suolo più fertile del mondo. È peraltro leader mondiale nella produzione di olio di girasole, orzo e mais.

Va da sé che il conflitto in Ucraina è da vincere anche in questo campo­. La diplomazia fa la sua parte, ma le sue braccia non hanno mai smesso di operare. Come ha spiegato a Euronews Maurizio Martina, vice direttore della Fao. (Qui sotto l'intervista integrale).

La Fao non ha mai smesso di aiutare gli agricoltori in Ucraina soprattutto nella regione orientale, quella più interessata dal conflitto. A dirlo a Euronews il vice direttore dell'agenzia Onu Maurizio Martina.

Che ricorda come non solo le guerre, ma anche il cambiamento climatico e gli shock in generale  siano i tre fattori contro cui la Fao combatte per stabilizzare produzione e raccolti agricoli nel mondo. Forse anche grazie alle analisi della Fao negli ultimi dieci anni la produzione di grano è aumentata in tutto il mondo e sono cresciuti anche gli stock.

Una cosa è certa, dallo scoppio della guerra in Ucraina si sente sempre più spesso parlare della necessità di raggiungere l’autosufficienza produttiva. Basti un dato per tutti, l'Ucraina produce 102 milioni di tonnellate di grano contro i 52 milioni europei.

Al netto di una conformazione geografica sicuramente favorevole all'Ucraina, quanto possono aver influito le politiche nazionali e quanto la politica agricola comune? 

Maurizio Martina ha risposto anche a questa domanda. Voi che ne pensate?

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