La Repubblica Ceca svela l'agenda della sua presidenza dell'Ue

(da sinistra) La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il primo ministro ceco Petr Fiala e il ministro degli Affari europei Mikuláš Bek
(da sinistra) La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il primo ministro ceco Petr Fiala e il ministro degli Affari europei Mikuláš Bek Diritti d'autore Jean-Francois Badias/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Gianluca Martucci
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Praga prende in dotazione l'eredità di Parigi, ma è chiamata a dare nuovo impulso alla risposta europea agli effetti della guerra in Ucraina soprattutto in ambito energetico

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Con la consueta presentazione dell'agenda davanti alla plenaria Parlamento europeo, si apre un altro semestre di presidenza dell'Unione Europea. La Repubblica Ceca, che guiderà i lavori delle riunioni ministeriali del Consiglio dell'Unione europea fino al prossimo 31 dicembre, raccoglie l'eredità della presidenza francese. Ma il leitmotiv per i prossimi mesi sarà lo stesso dello scorso semestre. Seguendo la strada solcata da Parigi, Praga tenterà nella difficile impresa di portare i partner europei a elaborare soluzioni di medio e lungo termine alla guerra in Ucraina. 

Davanti agli eurodeputati riuniti il primo ministro Petr Fiala ha mostrato le cinque priorità dei sei mesi a guida ceca: gestione dei flussi di rifugiati e ricostruzione dell'Ucraina, sicurezza energetica, potenziamento delle capacità di difesa europee e della cybersicurezza e rafforzamento della resilienza strategica dell'economia europea e dei valori democratici europei. Tra le prime preoccupazioni del premier ceco ci sarà quello di salvaguardare l'unità europea a cui con fatica ha lavorato la presidenza francese nei primi mesi dell'aggressione russa all'Ucraina. 

"Le sfide principali che ci aspettano nei prossimi mesi ci chiedono di restare uniti e trovare un consenso comune su misure utili a limitare l'impatto che la crisi attuale sta producendo sui nostri cittadini", ha affermato Fiala rivolgendosi all'aula. "L'inflazione, la scarsità di energia e la crisi alimentare sono tutte minacce che possiamo affrontare, credo che il Cosiglio dell'Unione europea e il Parlamento europeo troveranno un intesa comune su questo", ha continuato

L'enfasi nel discorso di Fiala è stata posta soprattutto sulla necessità di garantire il rispetto delle posizione di tutti, un approccio probabilmente dettato anche dall'appartenenza del Paese ai quattro partner del gruppo di Visegrad, che non si è limitato nelle critiche all'Unione europea negli ultimi anni. "Dobbiamo evitare le divisioni e cercare un accordo tra più Paesi possibili, rispettando le opinioni e le posizioni altrui, anche qualora non siano condivise", ha continuato il primo ministro. 

Il passaggio che più è balzato all'occhio è legato alla questione energetica. "La grandezza dell'Unione europea e il numero di Paesi che ne fanno parte ci indicano che non esiste una soluzione comune", ha aggiunto Fiala riferendosi alla necessità di sbarazzarsi della dipendenza energetica della Russia, "Ogni Stato membro deve essere libero di scegliere la dotazione energetica che si adatta al meglio alle sue condizioni e che gli permette allo stesso modo di raggiungere gli obiettivi climatici", ha proseguito Fiala, sottolineando uno dei possibili punti di scontro con la Commissione europea, che potrebbe richiedere obiettivi più vincolanti agli Stati per raggiungere il 45% di energia ottenuta da fonti rinnovabili entro il 2030 come proposto nel piano per la sicurezza energetica "RepowerEU".

Nel suo discorso Fiala ha ricordato la figura di Václav Havel, una delle figure più importanti dell'opposizione ceca all'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, un periodo storico che neanche la presidente della Commissione europea ha mancato di menzionare.

"Tutti abbiamo visto le immagini dei primi giorni dell'invasione dell'Ucraina, con la gente comune disarmata che sfidava l'esercito russo. Queste immagini ci riportano a un'altra invasione, e alla resistenza in Europa contro l'oppressione sovietica che a Praga si fece sentire nel 1968", ha aggiunto nel suo intervento von der Leyen.

Cinquantaquattro anni dopo l'Europa torna a parlare nuovamente di minaccia da Mosca, e la risposta da dare dipenderà anche dai successi della presidenza della Repubblica Ceca.

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