Verdetto finale per l’eroe di Hotel Rwanda. Rusesabagina è accusato di terrorismo

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Paul Rusesabagina, l’Oscar Schindler del Ruanda, è accusato di terrorismo. Rischia la pena di morte. Questo venerdì la sentenza

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Un verdetto che lascerà il segno. Questo venerdì ci sarà la sentenza definitiva su Paul Rusesabagina, l’Oscar Schindler africano, l’uomo-eroe che ispirò il celebre film Hotel Rwanda.

L’uomo considerato uno dei “giusti” dell’umanità che salvò più di mille cittadini ruandesi Tutsi durante il genocidio del 1994 fu poi arrestato con l’accusa di terrorismo e ora rischia la pena di morte.

Dopo la salita al potere del Presidente Paul Kagame, la figura iconica di Paul Rusesabagina inizia ad essere oggetto di attacchi. Nel mirino della stampa locale, viene accusato di aver speculato sulle migliaia di vite tratte in salvo. Così, mentre nel 2005 il Presidente americano Bush gli consegna la “medaglia della libertà”, il Ruanda lo accusa di negazionismo.

La storia di Paul Rusesabagina

Paul Rusesabagina, di etnia Hutu sposato con una Tutsi, decide di non poter stare a guardare al massacro in Ruanda del 1994. Direttore di un albergo nella capitale, dà ospitalità per salvare la gente dallo sterminio. Dopo il genocidio, l’uomo decide di lasciare il suo Paese e vola in Belgio, dove inizia a fare il tassista. 

Dopo aver raggiunto la fama e la notorietà grazie al film di Terry George, inizia a girare il mondo per raccontare la sua storia. Un modo anche per attaccare l’allora presidente Paul Kagame, capo di Stato in Ruanda dal 2000. Lo accusa di guidare il Paese in maniera dittatoriale e di aver perpetrato un genocidio, questa volta nei confronti della popolazione Hutu. Da quel momento iniziano attacchi e accuse. Fino all’arresto.

Paul Rusesabagina, residente negli Usa, arrestato lo scorso agosto, è in isolamento in una cella in Ruanda. Su di lui pesano 13 capi di imputazione, tra cui terrorismo, omicidio, finanziamenti illeciti e ribellione. 

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