Le opposizioni in Tunisia: "È colpo di Stato del Presidente"

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Crisi politica in Tunisia, le opposizioni gridano al golpe dopo la sospensione del parlamento e le dimissioni forzate del primo ministro

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Tutto ruota attorno alla decisione del presidente tunisino Kaïs Saïed, che ha sospeso il Parlamento per un mese e licenziato il primo ministro, Hichem Mechichi, e gli altri membri dell'esecutivo.
Oltre a questo, Saïed ha imposto un coprifuoco che va dalle 19 alle 6.
"Per superare lo stallo politico dopo il rimpasto al governo del gennaio scorso e tutto nei limiti previsti dalla Costituzione", dice il presidente. 

"Un colpo di Stato", replicano le opposizioni.

"Non siamo solo noi - dice Rachid Ghannouchi, leader del partito di opposizione Ennahdha - Questa è la posizione della maggior parte delle forze politiche tunisine, che chiedono il ritorno al sistema democratico, il rispetto e l'aderenza ai principi della rivoluzione e non la deriva che porta al dispotismo e all'uomo solo al potere".

Per rassicurare sulla tenuta del Paese, Kaïs Saïed ha incontrato i presidenti di Algeria e Marocco: un vertice per ribadire che la decisione non è la premessa a un golpe.

Ma il Paese, che è stato il cuore dei movimenti della primavera araba, rimane teso. I militari e gli elicotteri delle forze dell’ordine monitorano la situazione nella capitale per paura di disordini.

"I prossimi giorni saranno molto difficili, politicamente - commenta Nizar Makni, analista e scrittore - Mi aspetto che il presidente stabilisca una tabella di marcia dettagliata su quella che sarà la prossima fase. Mi aspetto anche nuovi decreti per richimare i corrotti, così come il ripristino del percorso politico. Significa che ci sarà una nuova tappa, che potrebbe essere una nuova dittatura, e questo è sul tavolo".

Tra le misure decise dal presidente tunisino anche la chiusura della sede locale della tv al-Jazeera, vicina alla Fratellanza Musulmana e al partito Ennahda che sta facendo opposizione nei confronti del Capo dello Stato.

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