Israele, apre l'ambasciata emiratina a Tel Aviv

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Gli Emirati Arabi Uniti aprono l'ambasciata a Tel Aviv: è il nuovo corso sancito dagli Accordi di Abramo del 2020

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Scambio diplomatico concluso, è ufficiale: dopo l'apertura dell'ambasciata israeliana negli Emirati Arabi Uniti a giugno, spetta ad Abu Dhabi alzare la bandiera emiratina a Tel Aviv, alla presenza del presidente israeliano, Isaac Herzog, e l'ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Israele, Mohamed Al Khaja.
L'ambasciata viene ospitata nel nuovo edificio della Borsa di Tel Aviv.

"Amicizia calorosa tra Israele e Emirati Arabi Uniti"

"Vorrei ringraziare gli Emirati Arabi Uniti per la coraggiosa decisione di aprire la porta a una calorosa amicizia tra i nostri popoli - dice Herzog - Non è solo un passo importante per Israele e gli Emirati Arabi, ma per tutto il Medio Oriente. Gli accordi di Abramo promuoveranno la stabilità e la sicurezza in tutta la regione e dimostreranno la straordinaria promessa e il potenziale della pace".

Gli accordi di Abramo sono stati siglati nel 2020 alla Casa Bianca quando Donald Trump e Benjamin Netanyahu erano ancora al potere. Gli Emirati sono stati il primo Paese arabo del Golfo Persico a riconoscere ufficialmente Israele.

Gli Accordi di Abramo e la causa palestinese

Con gli Accordi di Abramo Israele, gli Emirati Arabi Uniti (Eau) e il Bahrein - i tre stati firmatari insieme agli Stati Uniti - hanno normalizzato ufficialmente le loro relazioni con l’impegno di aprire reciprocamente le rispettive sedi diplomatiche.

La firma dei due patti bilaterali Israele-Eau e Israele-Bahrein e della dichiarazione generale, per mano del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, del ministro degli Esteri emiratino Abdullah bin Zayed e del capo della diplomazia bahreinita Abdullatif Al Zayani, ha sanzionato la nascita di una nuova coalizione mediorientale fortemente appoggiata dall’amministrazione americana dell'allora presidente Donald Trump.

L'intesa ha scatenato una serie di proteste tra i palestinesi, sempre più isolati, che vedono nel nuovo corso un tradimento della causa palestinese e del principio dei “due Stati”.

Non a caso il presidente della Turchia Erdoğan e l’ayatollah Khamenei hanno denunciato gli accordi e stabilito di fatto una nuova alleanza con le autorità palestinesi.

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