Una via che non è solo un polo turistico, ma che del turismo vive: a Napoli, San Gregorio Armeno significa presepi. Souvenir per moltissimi, storia e tradizione da preservare per tutti. Ma alcune botteghe iniziano a non farcela più
San Gregorio Armeno è in vendita. Gli artigiani delle botteghe dei pastori sono scesi in piazza per dare voce alla loro richiesta di aiuto prima che una tradizione centenaria scompaia definitivamente.
Situata nel centro storico di Napoli, questa strada è famosa in tutto il mondo come il centro di produzione dei famosi pastori che abbelliscono il presepe di molte case durante il periodo natalizio.
Questi artigiani lavorano e tengono viva questa tradizione centenaria in questa strada da generazioni, ma sin dal primo lockdown, nel Marzo 2020, stanno combattendo per la sopravvivenza delle loro botteghe. Recentemente, dopo settimane di chiusura, hanno finalmente riaperto, ma la soluzione è ancora lontana.
Serena D’Alessandro, portavoce dell'associazione ‘Le Botteghe di San Gregorio Armeno’:
“_Queste cinque settimane di chiusura hanno rappresentato sicuramente un limite a quello che è il nostro lavoro, ma la verità dei fatti è che anche l’apertura è un limite, posto dal fatto che qui non abbiamo turisti. San Gregorio Armeno è una strada che vive di turismo e in assenza di turismo stare aperti o chiusi non cambia quasi nulla, perché gli incassi sono veramente ai minimi storici._”
Di solito questa strada nel cuore di Napoli è affollata di turisti e visitatori, non solo nel periodo natalizio, ma durante tutto l’anno. Oggi è il primo giorno di riapertura, ma la strada rimane vuota. Molti di questi artigiani non ce la faranno a sopravvivere e saranno costretti a vendere.
Gli sfruttatori sono in agguato e hanno già fatto delle offerte a molti di questi artigiani. Imprese dal Nord Italia o negozi cinesi sono pronti a cancellare l’identità culturale di questa strada.
Gabriele Casillo, Presidente Associazione ‘Le Botteghe di San Gregorio Armeno’
“Per noi, anche se una sola bottega abbassa la saracinesca per darla ad un’altra attività che non ha nulla a che vedere con la nostra tradizione, per noi è una grande sconfitta, si può allargare a macchia d’olio e quindi finirà questa tradizione.”
La protezione dell’arte presepiale da parte dell’UNESCO come bene immateriale, può essere una soluzione, così come fare di tutto il centro storico una zone Covid-free, in cui tutti i residenti sono vaccinati e dove solo turisti Covid-free o vaccinati possono entrare. Gli artigiani sperano che i governi regionale e nazionale appoggino queste soluzioni per impedire che questa strada e questa tradizione scompaiano per sempre.