Papa Francesco è rientrato a Roma dopo lo storico viaggio a Baghdad e in cinque province del tormentato Iraq. Il Pontefice ha espresso la sua massima vicinanza alla minoranza cristiana, emarginata e perseguitata dal regime dell'Isis. Vedremo (se ci saranno) gli effetti "politici" di questa visita.
Un bilancio umano molto positivo, per lo storico viaggio di Papa Francesco in Iraq, una visita di quattro giorni che ha coperto cinque province del paese mediorientale.
Un viaggio che ha cercato di portare speranza alla minoranza cristiana, emarginata in Iraq, con un messaggio di coesistenza, perdono e pace.
Un messaggio di vicinanza ai cristiani d'Iraq
Domenica, tra le macerie di Mosul, città martire, Papa Bergoglio ha dichiarato: "Terrorismo e morte non hanno mai l'ultima parola".
E dal Pontefice è arrivata la testimonianza di vicinanza ai cristiani che, insieme ad altre minoranze, in quei territori, hanno subito le persecuzioni dell'Isis.
In Iraq resistono circa 250.000 cristiani. La maggior parte si trova nella zona di Ninive, visitata domenica da Papa Francesco, e nel Kurdistan iracheno.
Uno dei momenti più toccanti della visita papale è stato l'abbraccio di almeno 10.000 fedeli allo stadio di Erbil, una capienza ridotta per garantire il distanziamento. Che è solo fisico, ha garantito Papa Francesco.
Il saluto del presidente Barham Salih
Il Pontefice e la sua delegazione sono stati salutati, in particolare dal presidente iracheno Barham Salih, con una cerimonia di addio all'aeroporto di Baghdad, da dove Papa Francesco è partito per l'aeroporto di Ciampino a Roma.
Ma quale impatto politico?
Commenta la corrispondente di Euronews da Baghdad, Sofia Nitti:
"Tra la gente comune c'è stato un vero entusiasmo per essere, per una volta, nell'attualità non per guerre e conflitti, ma per questo straordinario viaggio simbolo di Papa Francesco, che rappresenta dialogo intercomunitario, pace e perdono.
Quando si tratta dell'impatto politico che questo viaggio potrà avere sulla classe politica irachena è già più difficile prevedere il vero impatto: tutti i politici iracheni si sono affrettati a pubblicare messaggi di gioia e entusiasmo per la visita papale, ma nessuno di loro, per ora, ha espresso la volontà di voler far qualcosa per ridurre la corruzione, le ingiustizie sociali e, soprattutto, la presenza di armi qui in Iraq".