Il viaggio di tutti i pellegrinaggi: il papa in Iraq tra fede e speranza

Il papa sull'aereo che lo porta in Iraq
Il papa sull'aereo che lo porta in Iraq Diritti d'autore Cecilia Fabiano/LaPresse
Di Cecilia Cacciotto
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Un viaggio - nella culla del mondo - che il papa ha a cuore. Durante i quattro giorni di soggiorno, saranno sette in totale i discorsi pronunciati da Bergoglio

Il papa è arrivato a Bagdad

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È atterrato a Bagdad intorno alle 12 ora italiana, l'aereo con a bordo il pontefice che ha commentato è un dovere per una terra martoriata da molti anni. 

A accoglierlo in aeroporto il premier Mustafa Al-Kadhimi. mentre la banda ha suonato un esotico inno europeo per lo stato del Vaticano. A bordo di un auto blindata, ha raggiunto il palazzo presidenziale, e in un incontro di carattere privato  Francesco ha parlato con il presidente Barham Salihin.

Viaggio che è già storia

Bagdad è blindata in vista dell'arrivo del papa. La visita di Francesco è già storia, è il primo pontefice a visitare il Paese, culla delle 3 religioni monoteiste. L'incontro con la comunità cristiana più antica del mondo inevitabilmente si allarga in un abbraccio ideale anche alla comunità dei fedeli sciiti, maggioritaria nel paese. Ma non solo, ovviamente.

Siete tutti i fratelli dice il papa che però insiste sulle sofferenza dei cristiani iracheni nel messaggio inviato alla vigilia della partenza: 

"Nei vostri occhi avete ancora le immagini delle vostre case distrutte, delle chiese profanate e nei vostri cuori le ferite delle case e dei cari abbandonati. Vorrei portarvi la carezza della Chiesa che vi resta vicina come è vicina al Medio Orirente che soffre e cheincoraggia  a andare avanti".

Questo è un viaggio emblematico, un dovere verso una terra martoriata da molti anni"
Il saluto del papa ai giornalisti in aereo con lui verso l'Iraq

Il problema della sicurezza, anche quella sanitaria, hanno spinto gli uomini vicini a Bergoglio a farlo desistere e a rimandare, al limite a ottobre. Non c'è stato verso, Francesco che tieni in particolar modo a quello che è il suo 33 ° viaggio apostolico.

E così il cardinal Louis Sako, guida dei caldei in Iraq ha commentato che la visita del papa servirà a accendere i riflettori della comunità internazionale sul paese.

A metà strada tra politica e ecumenismo

Nei 4 giorni in Iraq, la tappa a Najaf quando incontrerà il grande ayatollah Al Sistani è uno dei momenti più alti del viaggio apostolico. Bergoglio tenterà di riannodare i fili del dialogo ecumenico in una terra dove i cristiani sono passati da un milione e mezzo nel 2003 a 300 mila di oggi. 

A sottolineare l’importanza del momento sono state anche le dichiarazioni che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato: “Al-Sistani è una delle personalità più simboliche, più significative, del mondo sciita; si è sempre pronunciato in favore di una convivenza pacifica all’interno dell’Iraq, dicendo che tutti i gruppi etnici, i gruppi religiosi, sono parte del Paese. Questo è molto importante perché va nel senso e nella direzione proprio della costruzione di questa fraternità fra cristiani e musulmani, che dovrebbe caratterizzare il Paese.” 

Baghdad, Erbil, Mosul, Qaraqosh, la piana di Ur sono le altre tappe dei 4 giorni del pontefice in Iraq, già ribattezzato 'padre di tutti i viaggi'.

I quattro giorni di visita sono la risposta a quanti hanno accusato Bergoglio di pensare solamente ai profughi dimenticando i tantissimi cristiani che subiscono persecuzioni.

E nella classifica mondiale per le persecuzioni contro i cristiani l'Iraq occupa l'undicesimo posto, stando alla World watch list 2021 della onlus Porte aperte Italia, sono oltre 340 milioni i cristiani perseguitati nel mondo; quelli  uccisi per ragioni di fede sono aumentati del 60% nell’ultimo anno.

Iraq, un Paese nel cuore del papa

Durante il pontificato, Francesco ha espresso più volte l’auspicio di una autentica riconciliazione nel Paese del Golfo. Nel messaggio Urbi et Orbi per la Pasqua del 2013, pochi giorni dopo l’elezione come pontefice, Francesco chiede la  “pace in Iraq”. 

Lo farà molte altre volte nel corso di questi anni, il 25 dicembre del 2017, Francesco pronuncia queste parole: “vediamo Gesù nei bambini dell’Iraq, ancora ferito e diviso dalle ostilità che lo hanno interessato negli ultimi quindici anni”.

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