Perché il voto municipale a Mostar è una svolta a 25 anni dagli accordi di Dayton

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Perché il voto municipale a Mostar rappresenta una svolta a 25 anni dagli accordi di pace di Dayton. Elezioni sospese per 12 anni per le profonde incomprensioni intercomunitarie

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Venticinque anni dopo gli accordi di Dayton, in Bosnia-Erzegovina c'è ben poca coesione etnica. Non si spara più dal 1995, ma le tre comunità principali: la serbo-ortodossa, l'islamo-bosgnacca e la croato-cattolica continuano a vivere in uno stato di segregazione, dandosi le spalle gli uni agli altri.

Mostar è il capoluogo storico dell'Erzegovina. Il fiume Neretva divide la città tra cattolici croati e musulmani bosgnacchi.

Sono tutti ufficialmente cittadini bosniaci, eppure da dodici anni incapaci di celebrare un'elezione municipale per formare un Consiglio comunale, proprio a causa delle incomprensioni etniche. Le stesse divisioni che portarono alla guerra tra il 1992 e il 1995, ai tempi della dissoluzione della Federazione Jugoslava.

Ora, grazie all'intervento della Corte dei Diritti Umani di Strasburgo, riusciranno a votare alle elezioni amministrative domenica 20 dicembre.

Ci sono nuove forze politiche che vorrebbero aprire una breccia nel muro comunitario.

Una maestra elementare di 36 anni, Irma Baralija, è la candidata di Nasa Stranka (Il Nostro Partito) una lista liberale, anti-nazionalista e transcomunitaria. Ha costretto le autorità locali a organizzare le elezioni presentando un ricorso al tribunale di Strasburgo.

Baralija dice:

"ci hanno fatto credere per decenni che un individuo da solo non può far nulla, che puoi cambiare le cose solo se appartieni a un gruppo etnico o a un partito. No! la sentenza della Corte di Strasburgo mostra che chiunque, come nel mio caso, può vincere un giudizio di fronte a un tribunale internazionale e cambiare le cose. L'individuo è importante, e può cambiare le cose."

Nostro Partito è una novità in un Paese dominato dai nazionalismi. La candidata vorrebbe ricostruire l'antica Mostar multiculturale, quella precedente ai conflitti che smembrarono la Jugoslavia negli anni '90.

A Mostar ci sono uffici postali separati, scuole separate, ospedali separati su base etnica. E la scena politica è tuttora dominata dall'HDZ, il partito nazionalista croato, e dal SDA bosgnacco-musulmano.

Entrambe le forze politiche furono protagoniste delle guerre jugoslave.

C'è anche una formazione che si richiama, almeno nel nome, ai valori di centro-sinistra, è la Plataforma za Progres (Piattaforma per il Progresso).  

La sua candidata è la cinquantenne Amna Popovac, che dice:

"A Mostar ci sono molte persone normali che sono trattate in modo anormale, sono essenzialmente condizionate dalla paura. Nessuno qui offre delle speranze ai cittadini per migliorare le loro condizioni di vita. Li minacciano e basta. Alcuni edifici diroccati sono rimasti come monito di cosa può succedere se non voti per la tua fazione".

Mostar conta circa 100 mila abitanti: alle urne, gli aventi diritto avranno a disposizione una rosa di una trentina di liste. Non ci sarà che l'imbarazzo della scelta.

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