Bosnia-Herzegovina, un paese ancora diviso

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Di Anelise Borges
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A 25 anni dalla fine della guerra si stanno costruendo le basi per un nuvo conflitto? Siamo andati a vedere.

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Siamo in Bosnia-Herzegovina, paese nato da una guerra che disintegrò l'antica Jugoslavia. La prima volta che questa coppia si è ritrovata è stato in circostanze a dir poco inusuali.

"Eravamo bambini rifugiati a Berlino", dice Maja.

I due si sono incontrati di nuovo, anni più tardi a Serajevo, e sono diventati ufficialmente una coppia mista. Una coppia di questo genere in Bosnia-Herzegovina, oggigiorno, non è una cosa così comune e anzi diventa sempre più inusuale.

SanjinVrazalica: "Prima della guerra la gente viveva insieme Non era importante a quale etnìa si appartenesse. È difficile da spiegare quello che è successo dopo".

Si è trattato del peggior conflitto dalla fine della seconda guerra mondiale. La guerra in Bosnia ha ucciso 100.000 persone e ha provocato due milioni di rifugiati. Nessuno è rimasto al riparo da quello che è accaduto.

Sono stati gli accordi di Dayton a mettere un termine al conflitto dividendo il paese in due entità amministrative separate, la Federazione Croato Bosniaca e la Repubblica Srpska, per i serbi bosniaci.

Le comunità si sono divise, è tornato il settarismo e il nazionalismo etnico è diventato uno strumento politico.

Così un docente, Adnan Huskics: “Non stiamo parlando di obiettivi nazionalistici genuini, che non erano stati raggiunti. Credo che si trattasse semplicemente di strumenti utili a manipolare la gente, ed essere certi che nessuno facesso domande, ad esempio sul fatto che risorse pubbliche finissero nelle tasche di privati. Del perché avessimo una magistratura che non funzionava, un principio di giustizia inesistente o perché semplicemente non ci fossero leggi certe. La sola questione che dominava era noi contro di loro".

"Noi" e "loro" sono concetti che Mostar conosce molto bene, essendo stata uno dei fronti della guerra di Bosnia La città di 80.000 abitanti è rimasta divisa in due, con due ospedali, due compagnie elettriche, due terminal dei bus e due brigate dei pompieri. Debbono servire le due comunità della città formata da musulmani bosniaci e da croati cattolici, nel 2004 Mostar era unita sulla carta.

Anelise Borges, Euronews: La scuola di Mostar, dove i bambini vanno a fare lezione, non è la tipica scuola. All'interno dell'istituto Croati e Bosniaci sono divisi. Hannno professori diversi, hanno curricula distinti. Si sono creati due sistemi educativi ma le autorità hanno dimenticato di fonderle fra di loro".

Dice un'attivista, Amna Popovac: "È dall'asilo che devi decidere dove manderai a scuola tuo figlio, se in una struttura croata o bosniaca. I bambini non fanno ricreazione assieme. Restano separati. Il mio timore è che stiamo costruendo le fondamenta del prossimo conflitto".

A 25 anni dalla fine della guerra, i Bosniaci lottano ancora per cercare di costruire la pace e creare un ambiente dove le persone possono davvero vivere assieme e innamorarsi. Mentre l'Europa e il resto del mondo assistono all'aumento dei nazionalismi i Bosniaci credono che la loro esperienza possa fungere da esempio di come possa essere pericoloso tutto questo.

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