Spinta sull'acceleratore per trovare un accordo prima della fine di dicembre
Spinta sull'acceleratore per trovare un accordo tra Gran Bretagna e Unione europea prima della fine dell'anno. Il tempo è limitato, ma entrambe le parti sembrano intenzionate a non lasciare il tavolo fino all'ultimo. Commercianti e imprenditori sono in fibrillazione. Un'uscita senza accordo avrebbe conseguenze non solo per le imprese britanniche ma anche per quelle dell'Europa continentale, la cui economia è legata all'oltremanica.
"Siamo a 2 settimane dall'uscita e non sappiamo ancora quali saranno le regole e quindi non possiamo organizzarci. Abbiamo ribadito che il 31 dicembre è il momento peggiore dell'anno per fare qualsiasi switch-over, perché siamo già sotto pressione per il Natale, i magazzini sono pieni in vista delle feste. Quindi la catena di distribuzione ha già molto da fare. Quest'anno poi siamo sotto pressione anche a causa delle restrizioni Covid che hanno influito sul modo di lavorare, rallentando un po' tutto. E quindi questo è il terzo carico che mettono sulla catena di distribuzione, se - come appare - andiamo verso il no deal" dice Tim Ryecroft della Food and Drink Federation.
Secondo l'associazione di produttori le tariffe cresceranno del 23 percento sull'importazione di prodotti alimentari e il 18 percento sull'export. E' chiaro che questo sarà un sovrapprezzo a carico dei consumatori.
Mentre le negoziazioni continuano, aumenta la preoccupazione sull'eventualità di una Brexit senza accordo. I supermercati si chiedono se le nuove tariffe comporteranno un aumento dei prezzi a discapito dei consumatori. Le grandi catene come Tesco parlano di aumenti fino al 5% nel nuovo anno, entro la fine di febbraio, quindi la paura è che i normali cittadini saranno quelli che pagheranno il prezzo più alto di un eventuale no-deal.