Da inizio anno circa 10.000 tunisini hanno attraversato i 130 km fino alla Sicilia, la metà circa dei 23.517 migranti arrivati in Italia in 9 mesi
Un tempo erano solo i giovani disoccupati che salpavano dalle coste tunisine alla volta della Sicilia, rischiando la propria vita nel Mediterraneo, per un futuro migliore. Oggi - e nonostante le possibilità di ottenere l'asilo in Europa siano ben inferiori rispetto a quelle di essere espulsi - lo fanno anche persone e famiglie che hanno un lavoro o buone prospettive.
Tarek Aloui ha 27 anni e dal 2014 ha già tentato la traversata 10 volte. Ci è riuscito solo una volta, a marzo, durante il lockdown, ed è stato espulso quasi subito. Tornato in Tunisia, è stato in carcere per sei mesi. "Mio figlio ha un mese e mezzo e se dovessi avere la possibilità di emigrare immediatamente, lo farei", spiega Tarek. "Vi assicuro che partirei immediatamente, anche sapendo di poter morire. Il problema è che non ho abbastanza soldi per pagare il viaggio. Tutti qui, uomini, donne e bambini vogliono partire".
Il 42% dei migranti sbarcati in Italia nel 2020 sono tunisini
Secondo le cifre pubblicate dal Viminale nei giorni scorsi, dall'inizio dell'anno, circa 10.000 tunisini hanno attraversato i 130 km nel Mediterraneo fino alla Sicilia. Quasi la metà dei 23.517 migranti arrivati in Italia negli ultimi 9 mesi. Cifre triplicate rispetto al 2019, ma ben lontane dai quasi 120.000 del 2017 (e nel 2016 erano stati oltre 181.000). Quell'anno, i migranti tunisini rappresentavano solo il 5%.
Romdhane Ben Amor, portavoce dell'ong Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes), spiega che queste cifre non si vedevano dal 2011, quando scoppiò la primavera araba. Oggi, però, qualcosa è cambiato rispetto ad allora. "Tra coloro che se ne vanno, oggi ci sono laureati e persone con un lavoro", dichiara. "Famiglie che prima si opponevano all'emigrazione dei propri figli, oggi non si oppongono più e, anzi, a volte finanziano l'attraversata".
Secondo Ben Amor, tra le 150 e le 200 famiglie tunisine sono riuscite a eludere i controlli della guardia costiera locale. I loro arrivi hanno messo a dura prova la capacità delle regioni del Sud Italia di accoglierli, soprattutto durante la pandemia.
La ministra degli Interni italiana, Luciana Lamorgese, si è recata a Tunisi due volte da luglio, per negoziare con il nuovo governo la necessità di arginare il flusso migratorio. Roma ha offerto la propria assistenza per un migliore pattugliamento delle coste.